Piero D'Errico

20.11.2015

Quasi tutta la giornata si svolgeva sotto quella pergola, tra la cisterna e l’uscio di casa. Quella pergola che si arrampicava e si stringeva a quei fili di ferro stesi alla meglio e ormai un po’ arrugginiti e che dava tanta ombra, tanto fresco e tanta pace. Da lì si cominciava la giornata ed è lì che finiva dopo aver mangiato qualcosa e non prima di aver raccontato la giornata o aver raccontato fatti, storie o aver intonato qualche canto popolare.


22.10.2015

Qualcuno disse: “andiamo a ballare”, qualcun altro: “andiamo a mangiare”, e un altro ancora: “andiamo a passeggiare”. Poi si levò una voce dal fondo: "aspettiamo l’alba”. Non l’avevamo mai fatto e forse per questo ci trovammo tutti d’accordo. Poco dopo però furono sollevate alcune obiezioni: “..e se sentiamo freddo?” “… e se ci addormentiamo?” “… e se ci raffreddiamo e dopo ci ammaliamo?”.Erano tutte obiezioni giuste per cui ci organizzammo, ci preparammo e avvertimmo casa. La serata era ideale, una luna chiara illuminava il cielo e la terra.


12.10.2015

Insomma a diciott’anni l’estate portava insieme al caldo, qualche breve innamoramento, qualche breve passione, qualche breve amore che il primo venticello fresco d’autunno portava via con se. Ci sentivamo più liberi, avevamo più occasioni, c’erano più possibilità di incrociare sguardi e silenzi. Parlavamo di latino e di italiano, di futuro e di fortuna, di canzoni e di passioni. Poi verso la fine


18.09.2015

Ce n’erano in ogni angolo del centro storico: vino, qualche pezzo di formaggio, qualche polpetta fritta o col sugo e un brindisi finale. E la sera era in una di quelle “bettule” il ritrovo dove parlare di lavoro, di politica,  di famiglia e di altro. A volte le discussioni erano anche molto animate. Finiva lì una pesante giornata di lavoro passata nei campi a coltivare, dall’alba al tramonto.


28.08.2015

Diavolo di quella “parente stretta” che ebbe la pazza idea di voler festeggiare il compleanno in un cosiddetto prive’ di una discoteca molto nota. Era più di mezzanotte e stavamo in fila nella entrata “VIP” della discoteca insieme a tantissimi giovani. Ancora l’entrata era chiusa, avrebbero aperto da lì a poco. Per “noi VIP” la fila fu molto più breve ma il pagamento molto più salato. Intorno un


19.08.2015

Nessuna ricorrenza particolare e nulla da festeggiare, ma quel giorno qualunque avevamo voluto fare uno strappo, una trasgressione. Eravamo andati, in quella calda giornata d’agosto, in un lido attrezzato. E che lido. Quel giorno qualunque, non si badò a spese. Colazione, parcheggio, ombrellone e due lettini ed erano già partiti i primi 50 euro, senza alcun disappunto da parte nostra, anzi, lasciando trasparire, tutta la nostra gioia e contentezza.


05.08.2015

Mi svegliavo con un pensiero e mi riaddormentavo con lo stesso. Avevo messo su una frase articolata e contorta, così tanto, che non riuscivo a dare una degna chiusura con rima. Troppo difficile, a tratti perdevo la speranza e cominciavo già a pensare una diversa strutturazione della “dedica” per renderla più facile. Erano passati anche alcuni giorni e l’anno scolastico stava per concludersi. Non volevo arrivare all’ultimo giorno di scuola


26.07.2015

Nemmeno una ventina d’anni di differenza ed ero io designato ad accompagnare una trentina di “anziani” per tre giorni in un villaggio non molto lontano. Tre giorni di un luglio caldo e umido. Passò del tempo prima che qualcuno rompesse il ghiaccio, mentre con il pullman ci si avviava al villaggio. Qualcuno dalle ultime file, cominciò intonando la canzone: “ Quel mazzolin di fiori” , sperava che tutti gli altri lo seguissero cantando insieme: “che vien dalla montagna” . E invece no, fu sommerso dalle note di “ Tutti al mare, tutti al mare…” .


13.07.2015

Avevo avuto un preavviso, ma quel giorno il dolore s’era fatto insopportabile. Non ce la facevo neanche a stare in piedi, a camminare. Aspettai un po’ sperando che quei dolori fortissimi alla pancia si calmassero e invece era sempre peggio. Fu così che, dopo aver chiesto aiuto ad una persona che abitava di fronte, corremmo in ospedale mentre i dolori non accennavano a calmarsi. Arrivammo alla guardia medica e fortunatamente non c’erano altri “pazienti”, entrammo


28.06.2015

Era il San Pietro del 1966, avevo una maglietta in cotone celeste, abbottonata davanti sino al penultimo bottone, pantaloni neri alla caviglia e sandali, quell’anno andavano forte, sandali neri. Andavo in giro nel luna park, che allora era in Piazza Cesari, tra musica assordante e la voce del signore che era nel box delle “macchine da scontro” che ripetutamente raccomandava di “stare indietro dalla pista” o comunicava “altro giro altra corsa” o “gettoni alla cassa”.


22.06.2015

Mi chiamano “TOM”, ho vent’anni da otto mesi e oggi torno dalla guerra. Una guerra difficile e inutile. Torno a casa dopo quasi due anni, la guerra è finita e torno che non ho né vinto né perso. Sono stanco, ho ancora la divisa e lo zaino in spalla con poche cose. Poche cose da ricordare, tante cose da raccontare. Ho la barba lunga, puzzo di sudore, puzzo di dolore, puzzo di sangue. Abbiamo attaccato e ci siamo difesi, abbiamo sparato, abbiamo ferito, abbiamo ucciso.


30.05.2015

Tutte quelle luci che si rincorrevano a festa, quel vocio di mercanti e gente, dentro a musica e suoni. Uno spettacolo bellissimo, meraviglioso, la strada piena di gente d’ogni età, piena di bimbi incantati. E tutti alla ricerca di qualcosa di utile, di qualche occasione da non perdere, di qualcosa da conservare. “LA FESTA”, era al culmine ed era già mezzanotte, c’era voglia di passeggiare, di girare, di incontrarsi, di raccontare, e poi era la serata giusta, né calda né fredda.


24.05.2015

Non mi sembrava vero, erano tornate di moda. Ed io che aspettavo da una vita, fui colto da un’improvvisa voglia di ammirarle, di aprirle, provarle. Erano le camicie degli anni ’60, a fiori, a pallini, disegni vari e in quel negozio ne avevano tante. – Sono tornate di moda – mi dissero. Ero entrato per tutt’altra cosa ma mi inchiodai in quella parte di negozio davanti a quelle camicie che mischiavano nostalgia a ricordi.


13.05.2015

La straordinaria ricerca di “genuinità” dei miei genitori, mi fece perdere tra le viuzze di campagna alla ricerca di una “masseria” per acquistare una gallina. L’avrei portata a casa in un sacco non completamente chiuso, con la bici. L’avremmo cresciuta per un bel po’ e poi avrebbe fatto la fine delle altre: sarebbe finita in pentola. Colpa di quelle viuzze tutte uguali, ad un certo punto non sapevo più né dove mi trovavo né dove andare.


30.04.2015

-Eri un monello – mi disse quell’anziana signora incontrata per caso e che subito mi riconobbe. Poi continuando: – mi facevi paura quando passavi o ti incontravo per strada, sempre con quel “fucile” - . E mentre parlava mi sembrava fosse ancora arrabbiata dopo più di mezzo secolo.


09.04.2015

Era un lunedì e come tutti i lunedì triste e pesante. Non ricordo quello che dovevo fare ma ricordo bene di aver finito prima. Mancavano 10 minuti a mezzogiorno quando incrociai con lo sguardo, un invitante piatto pieno di ogni ben di Dio e sopra era scritto “aperitivo speciale”. Non ebbi dubbi, entrai. Entrai in quel bar tra un chiacchiericcio di persone che ordinavano, chiedevano il conto o parlavano del più e del meno.


25.03.2015

Quando avrai alle spalle un po’ di anni, forse troppi, a volte capiterà di chiederti se hai fatto la strada giusta, se hai preso la direzione giusta. Lo farai voltandoti indietro a guardare se c’è stato qualcosa di sbagliato, se qualcosa non ha funzionato o se in qualcosa hai esagerato. E quando lo farai, mille dubbi ti assaliranno e mille domande chiederanno una risposta che non arriverà.
“Forse avrei dovuto difendere qualcosa, cambiare atteggiamento, migliorare il comportamento.


06.03.2015

M’ero girato e rigirato, avevo sudato e forse urlato insomma avevo passato una notte insonne. Mi svegliai che ero fresco e riposato, era stato un sogno, solo un sogno, un brutto sogno. Avevo solo sognato una notte agitata, avevo sognato una notte insonne. A mezzogiorno partì il primo sbadiglio – sarà fame – pensai. Il tempo di sbrigare qualche altra commissione e gli occhi facevano fatica a restare aperti.


22.02.2015

La trovavamo sulla spiaggia più vicina a Cellino San Marco a raccogliere conchiglie, passeggiare, a volte la vedevamo passare a cavallo, ma d’estate era quasi sempre là, su quella spiaggia. Lui invece si faceva vedere poco, quasi mai. Abbiamo anche scambiato qualche parola in fondo avevamo più o meno la stessa età. Trascorrevo quasi tutta l’estate a Brindisi da mia zia e frequentavamo quella


17.02.2015

Ero si e no tredicenne, ma quando sfogliando quel giornale incrociai il suo sguardo, non ebbi alcun dubbio: “era il mio ideale”. Quando poi ascoltai le note di quella canzone che la fece conoscere in tutto il mondo non risposi più di me. Cantava “tous les garcons et les filles de mon age….” strimpellando le corde di quella chitarra su cui poggiava dolcemente la sua voce. Quella chitarra che le avevano regalato per il suo compleanno e che da sola aveva imparato a suonare. Vi starete chiedendo il suo nome: Francoise Hardy.


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