L’amore del cielo per la luna

Mi svegliavo con un pensiero e mi riaddormentavo con lo stesso. Avevo messo su una frase articolata e contorta, così tanto, che non riuscivo a dare una degna chiusura con rima. Troppo difficile, a tratti perdevo la speranza e cominciavo già a pensare una diversa strutturazione della “dedica” per renderla più facile. Erano passati anche alcuni giorni e l’anno scolastico stava per concludersi. Non volevo arrivare all’ultimo giorno di scuola senza aver dedicato quelle bellissime parole sul “diario” di quella straordinaria compagna di scuola a cui sarei rimasto eternamente grato per i suggerimenti e soprattutto per avermi più volte “passato” il compito.
Volevo esprimerle la mia gratitudine, il mio affetto e anche la mia immensa e infinita stima e forse anche altro. Per le composizioni, a dire il vero, ero abbastanza bravo ma quella volta proprio non mi veniva.
Mancavano due giorni alla fine dell’anno scolastico, quel martedì sarebbe stato l’ultimo giorno ed era un giugno che sembrava già agosto. Si doveva ancora studiare, si doveva ancora recuperare, si doveva migliorare.
Ero affacciato al balcone di quel terzo piano da cui si osservava uno spicchio dell’ultimo tratto del Rione Italia. Una serata tiepida e con una luna che diffondeva il suo chiarore tutt’intorno. Per strada quasi nessuno, nessun rumore, solo silenzio che di tanto in tanto veniva interrotto da qualche cane che abbaiava.
Tutto merito di quel chiaro di luna,  in quella sera di mezza estate ebbi un attimo di ispirazione e bastò. Bastò a completare il finale di quella dedica che l’indomani avrei scritto sul diario.
E proprio così fu, mi girai le parole tutta la notte ed erano le prime ore del mattino seguente quando le scrissi. Avrei voluto scriverle tutte d’un fiato, invece no, ogni tanto facevo finta di pensare, di inventare. Ebbene quelle frasi e soprattutto quel finale, colpirono nel segno, emozionarono sino a qualche lacrima.
Mi chiedo se quelle frasi scritte in quell’ultimo anno di scuola superiore, quando ci si promette di sentirsi e risentirsi e poi solitamente non ci si sente più, sono ancora sepolte in qualche cantina magari sul diario con i fogli ingialliti e ammuffiti.
Perché vi dirò, di quella “dedica” ricordo solo l’inizio, ma quel finale suggerito quella sera da quella luna stampata in mezzo al cielo e tutta immersa nel suo chiarore, non lo ricordo più.
Mille anni son passati all’improvviso, è l’autunno di vita e di stagione.

E’ una sera senza luna e poche stelle,
una sera spoglia.
Vorrei una frase, una rima, vorrei un’idea,  una magia, vorrei poesia.
Niente.
 Sopra di me c’è un cielo minaccioso e buio,
un lampo si riflette in uno stagno e
un tuono fa tremare le finestre.
Per strada neanche l’ombra di qualcuno  
è andata via la luce e fuori piove. 
Si sente un uscio sbattere poi niente,
nel cielo anche le stelle si son spente.

                                                                         

Mercoledì, 5 Agosto, 2015 - 00:05