Francoise Hardy

Ero si e no tredicenne, ma quando sfogliando quel giornale incrociai il suo sguardo, non ebbi alcun dubbio: “era il mio ideale”. Quando poi ascoltai le note di quella canzone che la fece conoscere in tutto il mondo non risposi più di me. Cantava  “tous les garcons et les  filles de mon age….” strimpellando le corde di quella chitarra su cui poggiava dolcemente la sua voce. Quella chitarra che le avevano regalato per il suo compleanno e che da sola aveva imparato a suonare. Vi starete chiedendo il suo nome: Francoise Hardy.
Partì da quella canzone il suo successo e non si fermò più per un po’ di anni. Ogni tanto si fermava per preparare nuovi brani e noi lì, fermi ad aspettare. Quella volta non tornò più. Si allontanò definitivamente e senza motivo quasi a fuggire da tutto quel successo che le era caduto addosso, forse sino a travolgerla.
Eravamo ragazzi, cominciavamo a sognare, cominciavamo a sentir battere forte il cuore e lei con quella voce raffinata ed unica e quella bellezza disarmante e sconvolgente, ci teneva prigionieri nella sua musica, nella sua eleganza, nel suo fascino.
Avevamo tante passioni e per ogni passione avevamo allegato un progetto ma la vita, si sa, corre in fretta. Con l’inizio degli anni ‘70 di lei si cominciò a parlare sempre meno, ma la cosa non mi toccò, continuai ad ascoltare le sue canzoni ed ero sempre alla ricerca di qualche giornale che mi parlasse di lei, della sua vita.
Ancora oggi mi capita ogni tanto di ascoltare le sue canzoni, sempre belle e ancora attuali e la sua voce lieve e malinconica mi fa tornare indietro negli anni, mi fa rivivere quegli anni.
Eravamo ragazzi, ci piaceva sognare e lei nei sogni ci rimase un bel po’.

Martedì, 17 Febbraio, 2015 - 00:05