Voci stonate

Tutte quelle luci che si rincorrevano a festa, quel vocio di mercanti e gente, dentro a  musica e suoni. Uno spettacolo bellissimo, meraviglioso, la strada piena di gente d’ogni età, piena di bimbi incantati. E tutti alla ricerca di qualcosa di utile, di qualche occasione da non perdere, di qualcosa da conservare. “LA FESTA”, era al culmine ed era già mezzanotte, c’era voglia di passeggiare, di girare, di incontrarsi, di raccontare, e poi era la serata giusta, né calda né fredda.
C’era voglia di fare qualcosa, di stare un attimo seduti davanti a un bar, giusto il tempo di riposarsi, di rinfrescarsi e poi riprendere.  Tanto domani è ancora festa,  si potrà dormire un po’ di più.
C’erano anelli e bracciali, giocattoli e arnesi vari. C’era di tutto e non lontano le giostre del luna-park sembravano impazzite. Era festa in paese, in casa erano rimasti in pochi. Tutti ben vestiti, tutti ben pettinati, scarpe lucide ed eleganti.
Sulla pelle i primi segni del sole che cominciava a tingerla di nero e l’estate appena arrivata invitava un po’ tutti a fare progetti, magari un’uscita di domenica per tutto il giorno in una pineta, in una giornata di sole, in una giornata di mare a ridere e scherzare, a pranzare tutti insieme, mangiare tutto quello che si  portava da casa.
Quella festa era un’occasione per ritrovarsi, per informarsi, promossi o bocciati,  pensare al dopo, neanche per sogno, stasera no, si penserà domani. Ad un tratto la luce che va via e il paese piomba nel buio, attimi di smarrimento, di delusione, non può finire così una festa che è appena cominciata. Poi un sospiro di sollievo e tutto si riaccende dentro un boato di soddisfazione generale. La pura è passata, tutto riprende, tutto ricomincia.
Sale intorno un profumo di arrosto, di panini appena preparati, di gelato.
Sento partire i primi fuochi in lontananza. Da un angolo della mia finestra si vedono tutti i colori,  come stelle  che cadono in terra.
Ed io non alzo neanche lo sguardo, neanche gli occhi, seduto intorno a quel tavolo zoppicante in mezzo a voci stonate, in mezzo a tutto quel rumore, quel frastuono, quell’allegria.
Ed io seduto intorno a quel tavolo con un foglio di carta davanti a scrivere e pensare. O forse no, forse a scrivere per non pensare.

Sabato, 30 Maggio, 2015 - 00:07