'Se telefonando' a San Pietro

Era il San Pietro del 1966, avevo una maglietta in cotone celeste, abbottonata davanti sino al penultimo bottone, pantaloni neri alla caviglia e sandali, quell’anno andavano forte, sandali neri.  Andavo in giro nel luna park, che allora era in Piazza Cesari, tra musica assordante e la voce del signore che era nel box delle “macchine da scontro” che ripetutamente raccomandava  di “stare indietro dalla pista” o comunicava “altro giro altra corsa” o “gettoni alla cassa”.
E appena finiva il giro tutti in pista alla ricerca di qualche macchina da scontro che si liberava  e se non si riusciva si tornava fuori dalla pista e si tentava di nuovo. Era ancora vigilia e avevo già fatto fuori tutti i miei risparmi, ma ero tranquillo l’indomani era il mio onomastico, mi sarei rifatto di sicuro.
Ricordo che quelli del luna park avevano le ultimissime novità musicali, i 45 giri appena “usciti”.  E quell’anno dove andavi andavi, Mina, con  "Se telefonando" era dappertutto.  Magnifica, armoniosa in tutto, voce, musica e parole. Completa.
La ascoltai centinaia di volte fermandomi sino all’ultima nota davanti alla “giostra” dove la suonavano.  Quella canzone mi rimase nel cuore e quando ormai non la cantava più nessuno, per quasi altri  cinquant’anni io l’ho sempre ascoltata  con piacere, è rimasta sempre una delle mie preferite.
E non c’è stata una sola volta che non mi ricordasse quel SAN PIETRO, quella festa senza nulla di particolare, di diverso, se non una canzone che resta tutta la vita. L’ho risentita tempo fa in una versione nuova, con voce e musica diverse, passata in tutte le radio e anche in TV. Può piacere, ma solo a chi non ha sentito e risentito la prima, chi non ha vissuto la prima versione. Solo un banale falso, una riconoscibile “copia” che si perde davanti all’infinita bellezza dell’originale.
Una canzone che non ci sarebbe stato bisogno di rifare, una canzone intoccabile e una voce inimitabile.
Quelle canzoni che si sentono una volta ogni cento anni, che non stancano mai, che sono poesia. O forse no, sono soltanto nostalgia.

Domenica, 28 Giugno, 2015 - 00:06