Netti, tondi, come un cerchio che parte da un punto e a quel punto ritorna, come un esame accademico impeccabile, senza sbavature. I 30 secondi, centrati ieri da Martina Fracasso (che ha migliorato la sua prestazione del 28 Ottobre 2018) durante l'ultima prova di "Mezzogiorno in famiglia", hanno consegnato a Galatina non solo lo scuolabus messo in palio per questo torneo, snocciolatosi in tante puntate su Rai 2. Hanno dato alla città una
Valentina Chittano
Qual è la reazione giusta da avere? Cosa dovrebbe essere più spontaneo fare? Provare paura o compassione? Sentirsi inermi o arrabbiati?
Per quanto ci si sforzi a dare delle direttive in tal senso, davanti a certe scene non avremo mai tutti lo stesso comportamento. Davanti a uno straniero che sbuca fuori da sotto il pullman appena rientrato dalla gita scolastica, ci potrà accomunare lo stupore, la sensazione iniziale di essere su un set cinematografico, di assistere a qualcosa che solitamente immaginiamo lontano da noi.
Mi invitano a ringraziarti, caro Marcello. E lo dovrei fare chiamandoti come in realtà difficilmente sono solita rivolgermi a te. Ma proviamoci. La gratitudine è a mio avviso un sentimento che dovrebbe prediligere il silenzio della discrezione dei rapporti personali, ma sei un personaggio pubblico e se c’è chi è più abituato al modus agendi della D’Urso, cerchiamo di coinvolgerlo e accontentiamo
Puoi lasciare che il tempo passi, che ti insegua, che ti pesi sulle spalle, che ti superi, ma non deve mai trovarti con i capelli in disordine. Mimina questo imperativo ce lo aveva tatuato nell'anima, cresciuta tra spazzole, forbici, phon e tra le radici di una terra difficile, ma amata. I suoi strumenti e la sua caparbietà hanno fatto la storia.
Ci sono donne che sono spaventate e calpestate. E donne che spaventano e che sono comunque calpestate. Che si mostrino fragili o forti e caparbie, le donne continuano a essere incolpate del loro essere donne, cioè spesso di essere di una bellezza disarmante, così armoniche fuori e appassionate dentro da far desiderare di essere come loro. Ecco allora che sopraggiungono invidia, gelosia, brama di sopraffazione e in un attimo quella bellezza
Strada Galatina-Lecce. Passaggio a livello chiuso all’altezza della zona fiera. Sono in macchina e sono le 19:30 di un giovedì pesante di una settimana fatta di corse e incastri. L’obbligo a stare ferma per qualche minuto, pur per un motivo non esilarante come il transito di un treno, mi permette di respirare un attimo, ma i pensieri sulle cose ancora da fare e da sistemare prendono il sopravvento,
Non ci sono scuse, non ci sono “se” o “ma” che tengano. Contro il razzismo il coro deve essere unanime, senza sfumature. E il coro dell’Inter si sta facendo sempre più forte perché al suo BUU si stanno unendo sempre più voci. Così domenica 20 gennaio, dal cuore del Salento, si è innalzato chiaro lo sdegno contro ogni forma di discriminazione. Ai 280 soci, che fanno dell’Inter Club di Galatina,
Lo saluteremo in mille modi diversi. Molti di noi sceglieranno di maledirlo, altri nel bilancio generale diranno che non è stato poi così male. Io del 2018 conserverò l'immagine del mare. Non c'è nulla in grado di dire "lascia che sia" più di quella meravigliosa distesa liquida che custodisce i pensieri, le urla, le lacrime e la gioia di chissà quanta gente.
Senza età. Il ritmo, il palpito acceso che dalle vene fa vibrare il cuore, non appartiene a qualcuno in particolare. È storia che possono scrivere i piccoli, è esperienza che possono raccontare i grandi. E Raffaello Murrone lo sapeva bene. La sua batteria accompagnava la vita, semplicemente. E generosamente. Un omone che incuteva soggezione a chi non lo conosceva, ma che diventava subito
Solo un albero. In fondo si trattava di questo, solo di un albero da illuminare. Eppure la gente si è accalcata in PIazza San Pietro a Galatina, intorno a quei fiocchi bianchi che spiccano sul verde della tradizione. Cellulari in mano, naso all'insù, qualche desiderio nel cuore per queste festività, che si avvicinano silenziose con le loro solite malinconie da fine anno.
Da quello scatto rubato nell'ufficio anagrafe di Galatina in un caldissimo giorno di agosto sono passati dieci anni e qualche mese. Non c'era niente intorno che potesse suscitare un sorriso. Ci siamo ritrovati lì per una tragedia, una di quelle che ci hanno tenuti impegnati a lungo, tu con la reflex, io con la penna.
La morte, se oltre a cancellare il corpo dalla vista, sdradica il ricordo dalla mente, vince sulla vita.
La morte, se mette fine a un legame, come una mannaia che divide in due la carne, vince sulla vita.
Due uomini non fanno una madre. E chi ha detto che vogliano questo riconoscimento? Due uomini sono due uomini. Non possono e non vogliono essere altro. Ma possono e vogliono essere famiglia perché dove ci sono due persone che si amano, che si amano così profondamente da desiderare di mettersi in gioco anche come genitori, c'è una famiglia.
"E li occhi no l'ardiscon di guardare", direbbe il Sommo Poeta. Chissà se ne sei consapevole, pietra dorata, oggi nuovamente senza veli, ma sempre più impettita. In fondo è il tuo essere spudorata a renderti ogni giorno più bella, cara Basilica. Ora che la gabbia ha tolto i suoi intrecci ferrosi dal tuo viso di storia e calore, emani l'energia di una Eva che non si è ancora scoperta nuda. Libera, vera.
Prendete un fatto di cronaca. Prendete diverbi e toni che si scaldano. Prendete gesti che si aspettano dalle periferie più malfamate e che invece animano il centro della città. Prendete persone note e meno note, desiderio di civiltà e risposta inadeguata lasciata al nervoso di una mano che fa più di quanto richiesto. Poi cancellate dalla mente che l'episodio sia successo a Galatina, che lo scenario sia quello di un locale frequentato e che tra i coinvolti ci sia anche un assessore.
Come quel "se vuoi, puoi" che leghiamo a un amuleto, a un segno o a un pugno di sabbia e che poi un giorno diventa realtà. E dentro di te sai di aver fatto tutto quello che potevi per rendere vero un piccolo grande sogno. Quello dell'Inter Club Galatina è maturato nel tempo, nel cuore di un gruppo di giovani dall'animo neroazzurro doc, quello capace di soffrire e di risollevare la testa senza mai perdere in tenacia, coraggio e sportività.
Figli che non ci sono più, ma che hanno l'onore e l'onere di esserci per sempre. L'onore di un aldilà che, per chi crede nel dopo, è luogo senza confini, di beatitudine del cuore. L'onere di una presenza che consola e allo stesso tempo pesa sul petto di chi resta.
Con tutti quegli occhi a scrutare la tua pelle, il diventare rossa non poteva che essere la tua risposta. Ché poi si crede tu sia sfacciata, quando fai l'amore con il cielo, ne assorbi la magia e in quella determinata notte non c'è più nulla oltre a te.
Il fatto. Di un sabato sera estivo una piazza si riempie per ascoltare delle storie. Storie raccontate in dei libri. Ed è questo fatto a chiudere gli appuntamenti previsti a Galatina per il Salento Book Festival.
Chi non l'ha visto, ha volutamente messo le mani sugli occhi, ma non avrà comunque potuto chiudere contemporaneamente anche le orecchie. E allora della gioia e del coinvolgimento, che hanno animato il centro di Galatina durante la festa patronale, sarà stato costretto quanto meno a percepire il bello,