Spudorata e bellissima
"E li occhi no l'ardiscon di guardare", direbbe il Sommo Poeta. Chissà se ne sei consapevole, pietra dorata, oggi nuovamente senza veli, ma sempre più impettita. In fondo è il tuo essere spudorata a renderti ogni giorno più bella, cara Basilica. Ora che la gabbia ha tolto i suoi intrecci ferrosi dal tuo viso di storia e calore, emani l'energia di una Eva che non si è ancora scoperta nuda. Libera, vera.
Inviti alla carezza, ma non c'è chi riesca a sfiorarti senza tremare. Allora lascia che ti scruti ogni ispirazione e che nel sogno si uniscano pensieri e speranze.
Quel dito strappato con i denti ci consegna una leggenda di bramosia; è il dito di Santa Caterina d'Alessandria a cui sei dedicata, verginità e martirio, palma e spada, per una fede che custodisci all'ombra del tuo cuore affrescato, tesoro senza eguali che tu lasci già immaginare facendoti vedere lucente sotto il sole.
Galatina si ritrova innamorata e orgogliosa, gelosa e desiderosa. Di te, del racconto che della tua creazione e del tuo silenzio sacro potrebbe tramandare al mondo, della favola di una principessa fatta di materia polverosa che conserva la regalità anche nell'immobilità del suo essere edificio.
Poi tutto si fa preghiera, ma non smette di alimentare la passione per il bello che la mano dell'uomo ha plasmato. Impossibile credere che non fosse guidato da Dio nel cercare e ottenere tanto splendore.
Sei tornata. E ti vorremmo sempre ammirare così. E vorremmo che a prendersi cura di te non fosse solo il tempo obbligato di un lavoro commissionato. Quotidianamente dovremmo avere a cuore il tuo tempio, fragile nella preziosità che gli pulsa dentro. Questa tua delicatezza deve essere preservata, ma mai negata. Ora che hanno aperto lo scrigno, spalanca i portoni e lascia che tutti ti sentano intimamente.
Crollano i limiti dello spazio e, senza che tu te ne possa accorgere, sei già infinito.
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