Tra quelle che arriveranno a domicilio e quelle che saranno improvvisate in casa, si pongono quelle che non saranno mai infornate. Le zeppole di San Giuseppe quest’anno vivranno una festa del papà in sordina, schiacciata dalla crisi coronavirus, ormai argomento monotematico della nostra quotidianità. I forni spenti sono quelli dei bar che ormai da una settimana sono forzatamente chiusi. Con tristezza braccia conserte quindi
V. Chi.
Diventa tutto una costante attesa. Attesa del momento in cui ci sarà l’ennesima situazione di pericolo da affrontare, attesa di una giornata che nel concludersi dà un sospiro di sollievo, fino al giorno dopo in cui si riprenderà ad aspettare.Il dramma è proprio dietro l’angolo, dietro la porta di una stanza, in un corridoio, nella persona che hai accanto. E nel
Chi adesso crederà che sia stata una lotta persa, non avrà capito nulla di quello che che hai fatto. La battaglia con il cancro è stata terribile, fin troppo breve, ma conoscevi il tuo nemico, Nadia, sapevi che la sfida sarebbe stata impari consapevole di quanto possa essere subdolo il modo di agire della malattia.
Ci sono attese che scandiscono il tempo dello strazio. Aspettare una sepoltura che non arriva può trasformarsi in un incubo dal quale si fa fatica a svegliarsi. Ma per la piccola B, di 18 mesi, deceduta per una grave malformazione cardiaca, sembra finalmente essere arrivato il momento della pace.
Solo un comizio. Quanti ieri sera si sono voluti avvicinare al palco in Piazza Alighieri, con ogni probabilità si aspettavano solo un comizio, un momento in cui ringraziare, tirare qualche somma ed eventualmente difendersi dagli attacchi che si susseguono attraverso i canali più disparati.
Salutare la vita abbracciando il male contro cui ha lottato per più di quarant’anni difendendo la quotidianità e le speranze di migliaia di persone. Ines Cafaro si è spenta ieri a Cremona.
“Vasco è parte della mia vita sul serio. Al pari di insegnanti, padre, madre, fratelli e amici mi ha insegnato qualcosa”. Francesco Martines parla del cantante emiliano non come di un idolo, ma di una persona con cui è cresciuto, amando il suo percorso umano più di quello artistico.
Dicono che da oggi in Italia siano riconosciute ufficialmente certe coppie.
Quali coppie?
Dai, lo sai. Quelle non proprio legittime.
Beh, se c'è una legge, lo dice la parola, sono legittime.
Mi hai capito. Le coppie gay.
Ah, davvero?
Sì, pare che la Camera abbia approvato. Da oggi si cambia.
Una sua amica mi ha inoltrato una sua foto. Quando dai un volto alle persone riesci quasi a sederti accanto a loro e a immaginare un'ipotetica conversazione con quello che erano e quello che sono. O sono diventati.
Niente è stato fatto con l'intento di ottenere successo. Ma il successo è arrivato e il Presepe Vivente di Noha ha regalato tante emozioni alle migliaia di persone che nei giorni di festa sono accorse ad ammirare il grande lavoro fatto dall'associazione. Un impegno per il quale qualcuno si è domandato "ma cosa ci guadagnano da tutto questo?".
La vita non sempre ti dà le risposte che attendi. Anzi, a volte, ti scrive nel cuore così tanti punti interrogativi che puoi perderti. Un vero e proprio labirinto di pianto soffocato o lasciato andare dietro angoli non visti.
Versi di poesia che lasciano vuoto. “Non c’è più”, dice don Salvatore Bello a quel microfono che amplifica la voce quasi con timore in una piazza triste e cupa di volti piangenti. Deborah non c’è più. Ai suoi funerali ieri si è lasciato il giusto spazio al dolore umano che trova conforto nella fede, ma non pace. Quella sarà successiva, forse. Il tempo saprà dire.