Distancia separa cuerpos, no corazones

In centinaia ai funerali di Deborah De Lorenzis

Versi di poesia che lasciano vuoto. “Non c’è più”, dice don Salvatore Bello a quel microfono che amplifica la voce quasi con timore in una piazza triste e cupa di volti piangenti. Deborah non c’è più. Ai suoi funerali ieri si è lasciato il giusto spazio al dolore umano che trova conforto nella fede, ma non pace. Quella sarà successiva, forse. Il tempo saprà dire.
Intanto parlano muti i palloncini bianchi che hanno puntinato il cielo di Noha dopo la funzione religiosa. Lacrime dense, salite su alla ricerca di un volto da accarezzare ancora. “Lì va cercato”, ha detto don Francesco Coluccia durante l’omelia in cui ha ricordato tutto il cammino di Deborah De Lorenzis nella comunità parrocchiale e ha spronato i giovani presenti, in centinaia, a non sprecare la vita. Lo ha ribadito anche Maria Rosaria Bottazzo, la dirigente del liceo scientifico linguistico “A. Vallone” di Galatina, che ha preso la parola per dire quale grande acquisto abbia fatto la scuola nell’accogliere Deborah tra i suoi studenti. “Poco più di un mese, ma ci è piaciuta subito”, ha detto.
Tra i tanti messaggi degli amici, mescolati alle note hard rock fatte rimbombare in piazza per un saluto sui generis, significativo quello di Luigi, compagno di classe di Deborah: “Distancia separa cuerpos, no corazones”. La lingua spagnola, imparata con sacrificio dalla giovanissima per essere pronta ad affrontare la nuova scuola e trovarsi al passo con gli altri. Un messaggio chiaro di presenza nell’anima che un non vedersi non può annientare. Neanche dietro il mantello crudele della morte.

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Mercoledì, 28 Ottobre, 2015 - 10:56

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