Un guinzaglio intorno al collo e un messaggio d'addio
Una sua amica mi ha inoltrato una sua foto. Quando dai un volto alle persone riesci quasi a sederti accanto a loro e a immaginare un'ipotetica conversazione con quello che erano e quello che sono. O sono diventati. Da C.C., il 34enne di Galatone che ieri è stato rinvenuto esanime nella sua casa al mare, l'argomento morte sarebbe stato trattato con ironia, come era solito fare scherzando su qualsiasi cosa per far divertire chi lo circondava. Ma a pensare al suo gesto in questo momento a ridere si fa un po' fatica.
Lo hanno trovato in località "La Reggia", impiccato con il guinzaglio del cane, quel cane che apparteneva a lui e alla sua ragazza. Scovare un significato dietro gli oggetti e i loro vari riferimenti serve a ben poco. Certo è che nel rinvenimento del racconto della sua storia d'amore travagliata un certo disagio si avverte. I Carabinieri che indagano su questa triste vicenda attendono i risultati dell'esame autoptico per chiarire meglio il quadro.
Intanto rimbomba come un tuono lo sgomento dei galatonesi, in particolare dei giovani. Quanti lo conoscevano e quanti ne tessono le lodi! Insospettabile quello che forse la cieca follia di un attimo ha messo in scena su un teatro già non semplice per C., a cui è mancata presto la figura della madre e che ha assaporato in fretta le difficoltà del quotidiano stare a questo mondo. "Era però da Zelig - commenta con il magone l'amica che ci ha tenuto a farmi vedere la sua fotografia - a lui collego un periodo bellissimo della mia adolescenza, quando era un piacere stare insieme, in gruppo. Era un esempio per i più piccoli e uno spasso per chiunque. Adesso non ho proprio parole".
Guardo ancora la sua fotografia e avrei voglia davvero di raggiungerlo con la mente in qualsiasi posto adesso alloggi il suo spirito. Non gli chiederei perché, non deve dare giustificazioni a me, ma proverei almeno a raccomandargli chi è rimasto qui. Ha una responsabilità, soprattutto verso chi è più giovane di lui, la responsabilità di chi deve far comprendere che la vita pone infinite possibilità di scelta, mai solo una. Mai solo quella del baratro a cui affacciarsi senza paracadute. Oggi i ragazzi sono spaesati, credono che non ci sia più un limite a niente e che la fragilità umana sia veramente un velo capace di strapparsi con un soffio. Da lassù, da oltre le nuvole o nella sua reincarnazione in un nuovo volto, deve trovare il modo di dire loro che sì, "la vita è fatta di marmo e fango", ma non è scritto da nessuna parte che il fango ci debba ingoiare.
Deve trovare il modo abbracciarli, di fare una battuta e di farli ridere. Una volta ancora.
Tweet |