Eccoci qui, domenica 2 Marzo, nella notte più importante della storia del cinema: la Notte degli Oscar. Una notte dove regna incontrastato il glamour delle star della città dei sogni, Hollywood e dove ogni attore, regista, sceneggiatore, scenografo e altri addetti ai lavori della Settima Arte sanno che, se il loro nome è preceduto dalle paroline magiche “And the Oscar goes to...”, sono entrati in pompa
Giuseppe Mauro
Poco (dura solo 90 minuti) ma buono, anzi di più. Questo in sintesi il giudizio sul nuovo lavoro del filmaker messicano tuttofare (qui è regista, sceneggiatore, produttore e pure direttore del montaggio) Alfonso Cuaròn, Gravity, che ha aperto quest'anno la 70esima Mostra del Cinema di Venezia. Una storia apparentemente semplice e lineare che cela, però, tra grandiosi effetti speciali, una morale dal
È in partenza il treno per il mondo di Oz, ma se pensate al classico del ’39, con canti e balli da musical, siete fuori binario.
Premio Oscar. Quando si sentono queste due parole si pensa al cinema con la C maiuscola, a pellicole indimenticabili con grandi registi, grandi attori e grandi storie che rimangono impresse nella Storia del cinema come le impronte dei vip al Grauman's Chinese Theatre di Hollywood.
Prendi il regista più eccentrico degli ultimi vent 'anni, Quentin Tarantino, e il suo genere in assoluto preferito, lo spaghetti western. Contaminalo con l'America sudista e razzista due anni prima della Guerra Civile. Aggiungi violenza e sangue iperbolici tanto da diventare fumettistici, un po’ di sarcasmo feroce qua e là. Risultato? Django Unchained !