Django Unchained

Il sogno realizzato di Quentin Tarantino

Prendi il regista più eccentrico degli ultimi vent 'anni, Quentin Tarantino, e il suo genere in assoluto preferito, lo spaghetti western. Contaminalo con l'America  sudista e razzista due anni prima della Guerra Civile. Aggiungi violenza e sangue iperbolici tanto da diventare fumettistici, un po’ di sarcasmo feroce qua e là. Risultato? Django Unchained ! Dopo aver fatto una carneficina di nazisti in Bastardi senza gloria Tarantino è di nuovo nelle sale con questo  film ricco di citazioni cinematografiche, a partire dai titoli di testa e di coda riferiti a Django di Sergio Corbucci ed a Lo chiamavano Trinità di Enzo Barboni.
L’inizio poi, con quello strano dentista tedesco che ferma nel cuore della notte due mercanti di schiavi con le loro vittime in catene, è memorabile: il dottor King Schultz di Christopher Waltz, un cacciatore di taglie senza rimorsi e scrupoli nel suo lavoro ma anche colto e umano, è un personaggio talmente irreale da risultare subito indimenticabile, a tratti leggendario.
Questa sorta di Lee Van Cleef insieme allo schiavo nero Django (Jamie Foxx), l’eroe tarantiniano per eccellenza , vendicativo, s-catenato (Unchained, senza catene) e divertente allo stesso tempo, formano un duo formidabile che, oltre a consegnare alla giustizia banditi più morti che vivi, li porterà a liberare la moglie di Django, Broomhilda (Kerry Washington) dallo spietato latifondista Calvin Candie (incredibile ma vero Leonardo Di Caprio in questo suo ruolo repellente e odioso riuscitogli alla perfezione).
Nonostante l'ottima colonna sonora, con i maestri Luis Bacalov ed Ennio Morricone tra gli artisti, il continuo gioco di riferimenti e le battute demenziali (la presa in giro del Ku Klux Klan è strepitosa) però gli unici difetti di questo western, anzi di questo southern, sono l'inspiegabile “riduzione” di violenza e massacri rispetto agli altri film (vedi Kill Bill per esempio o il già citato Bastardi senza Gloria) e un calo drastico di brillantezza e originalità che si notava di più nella prima parte del film.

A parte questo, la cosa che in assoluto colpisce qui è il divertimento di Tarantino nel rappresentare questa sua idea di western, un mondo avido, pieno di autentiche carogne e gente crudele, dimenticato da Dio e che ti induce a pensare a una vendetta senza pietà proprio come il nostro protagonista fa, come in una specie di karma, di legge del contrappasso, contro quei razzisti di uomini bianchi che lo hanno trattato da animale, come una bestia.
Dopo aver dichiarato da anni il suo amore per questo genere, Quentin Tarantino è riuscito a realizzare il suo sogno cinematografico, condendo con la sua salsa un po' pulp e agrodolce questo spaghetti-western. E sono tremendamente gustosi.
VOTO: 8+

(da Intervalla Insaniae)

Sabato, 9 Febbraio, 2013 - 21:19