In vetta ad un cristallo
"..Nessuno andava a vedere quale groviglio di male o di pianto, o quale esterna sofferenza l'avesse portata a quella decisione. E così, anche se noi dovevamo rigare dritti come soldati, e fingerci contenti, seguitavamo a morire giorno per giorno, senza che gli altri se ne accorgessero..".Leggetelo poco a poco. "L'altra verità" di Alda Merini non è uno di quei diari che fanno compagnia. Ti prende a schiaffi e basta. Senza che si possa avere il tempo di replicare. Forse perché se qualcuno decide di lacerare il torpore, l'abitudine, l'indifferenza e la paura del mondo che c'è "fuori", bisogna solo lasciarlo fare.
Alda, impossibile da etichettare. Siate indulgenti, allora, se provo a definire la sua poesia. Un inno all'attenzione. La vedo così. La sento così. Un desiderio che in pochi ammettono, ma che tutti provano. E troppi rimandano. "..tu che continui a dirmi/ che verrai domani/ e non capisci che per me/ il domani è già passato", si legge tra le righe di "Superba è la notte". E non si può spontaneamente non immergersi nei propri errori di superficialità o non scontrarsi con quelli di chi ci circonda.
Chiedere a qualcuno di meravigliarsi per una sfumatura di indaco mai vista durante un'alba è pretesa troppo alta? Se abbiamo concesso alla disillusione di renderci particolarmente aridi, sì. Ma domani quella stessa sfumatura sarà diversa, impercettibile. Se non ce la siamo goduta oggi, l'avremo persa per sempre.
Attenti agli spettacoli silenziosi che ci passano sotto gli occhi. Ma attenti soprattutto alle persone. Perché il loro spettacolo può essere nascosto, ma non può essere perso. Attenti però a non farci travolgere dal niente, a chi fa leva sulla sensibilità altrui pensando di poterci imboccare di chiacchiere, di storie vuote. Di promesse. Abbiamo "voglia di qualche cosa di buono, di ancora sensibilmente umano".
Attenti ai dettagli, quelli che ci fanno tremare di emozione. Quelli per cui vale la pena andare "in vetta ad un cristallo".
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