Una nuova sanità è possibile
E’ ancora possibile sostenere l’attuale modello di sanità? O è giunto il momento di riorganizzare il sistema riducendo gli sprechi e facendo un più razionale uso delle risorse? Le risposte nell’ evento formativo di grande spessore, il 15 e il 16 maggio al Polo didattico della Asl, che ha permesso di riflettere su ciò che sta avvenendo in questi mesi. Gli scopi sono nel titolo: "La riorganizzazione del Sistema Sanitario tra riduzione degli sprechi, riallocazione delle risorse e garanzia della persona".
Il corso, organizzato dal direttore dell’unità “Gestione rapporti convenzionali”, Cosimo Dimastrogiovanni, ha inteso fare il punto sullo stato dell’arte, in un momento cruciale in cui la sanità passa da un modello incentrato prevalentemente sull’ospedale ad una concezione più decentrata.
«Questo fenomeno non avviene a caso – fa notare Dimastrogiovanni - ma sotto la spinta di molti fattori, sociali ed economici. Problemi di immigrazione, modifiche della struttura socio-economica della famiglia, allungamento della vita e conseguente aumento delle cronicità e delle patologie degenerative, divaricazioni economiche fra le classi sociali».
Tutti fattori che non trovano più risposte nell’ospedale. Da qui la necessità di un’ offerta di servizi fortemente accentrata sul territorio che sia in grado di assumere in carico il paziente H24.
Con quali risorse, visto che il decreto Balduzzi ha previsto che i nuovi modelli organizzativi (le aggregazioni funzionali territoriali, le unità complesse delle cure primarie..) dovranno avvenire senza risorse aggiuntive?
«Il sistema è ormai arrivato alla fine di un ciclo», sostiene Claudio Cricelli, presidente della Simg, la società italiana di medicina generale, «Tutti stiamo cercando di avviare un nuovo modello dove molte prestazioni che oggi vengono indirizzate all’ospedale o allo specialista, vengano erogate sul territorio. Un sistema che non reisce più a curare le persone nel luogo dove si trovano scontenta tutti, a cominciare dai medici che vedono con frustrazione le limitazioni imposte da un modello che non funziona più».
Nella fase del Piano di rientro, l’Ares, l’agenzia della Regione per la sanità, ha svolto un’ importante funzione di supporto all’assessorato.
«Abbiamo prodotto i dati che servono alla pianificazione e alla programmazione – ha spiegato il direttore dell’Ares, Ettore Attolini – Per esempio i dati epidemiologici, ovvero il bisogno reale della popolazione, che sono stati messi a confronto con le dinamiche dell’offerta. Oggi siamo in mezzo al guado, ma siamo vicini all’altra riva».
All’evento è intervenuto direttore generale della Asl Lecce, Giovanni Gorgoni. Per il ministero dell’Economia, Ufficio previsione spesa sanitaria, è intervenuta la professoressa Angela Adduce, docente all’Università Cattolica di Roma e il suo collega Vittorio Mapelli, docente di “Sistemi sanitari comparati” presso la stessa università Cattolica. La sanità privata è stata rappresentata dalla dottoressa Jessica Faroni direttore generale delle Case di Cura della società I.N.I.
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