Uccisione di Aldo Moro, i fatti
Si impone a questo punto un breve riepilogo di alcuni dei fatti più salienti di quei giorni drammatici. È un’ elencazione per punti; alcuni di questi punti verranno più in avanti richiamati per mettere a confronto la verità ufficiale con gli elementi che la contraddicono o quantomeno creano perplessità.
- Il 16 marzo 1978 l’On. Moro uscì di casa intorno alle 8:30, accompagnato dalla sua scorta , fece una breve sosta di preghiera in una chiesa vicina alla sua abitazione e poi si avviò da lì verso Montecitorio dove era fissato il dibattito per la Fiducia al primo governo sostenuto dal PCI.
- Mentre il piccolo convoglio di due auto con a bordo Moro transitava per via Fani, intorno alle ore 9:00, scattò la micidiale imboscata (verranno trovati a terra 93 bossoli) da parte di un “commando” composto da non meno di undici persone. I cinque componenti la scorta furono tutti uccisi e Moro sequestrato.
- Alle 10:08 le Brigate Rosse rivendicano con una telefonata all’ANSA l’azione terroristica appena compiutasi. Nel frattempo Moro sarebbe stato trasportato , dopo un trasbordo su un furgone, nell’ appartamento di via Montalcini, alla Magliana, dove sarebbe rimasto per tutti i 55 giorni in un cubicolo (provvisto di aeratore) di un metro per tre con a disposizione solo una branda e un wc chimico.
- Nel corso della giornata il Governo di solidarietà nazionale (oggi lo chiameremmo delle larghe intese) ottiene rapidamente la fiducia ed entra nella pienezza dei suoi poteri mentre il ministro dell’Interno Cossiga istituisce un comitato di crisi (che si rivelerà poi zeppo di personaggi iscritti alla P2). Intanto le indagini sono toccate al Sostituto Procuratore Luciano Infelisi.
- Il 18 marzo viene fatto ritrovare a Roma il comunicato n. 1 che contiene anche una foto Polaroid di Moro. Il comunicato n.2 sarà trovato il 25 marzo e questa volta in contemporanea in tre città diverse oltre Roma.
- Il 29 marzo arriva il comunicato n.3, diffuso ancora contemporaneamente in quattro città, con allegata una lettera di Moro a Cossiga in cui il rapito invita lui e, per il suo tramite, tutti a considerare l’ipotesi di uno “scambio di prigionieri”. E’ un tentativo di rompere quel “fronte della fermezza” che si era da subito costituito. Il comunicato afferma che Moro stava “collaborando” e che nelle sue intenzioni la lettera a Cossiga doveva essere riservata ma poiché “…nulla deve essere nascosto al Popolo…” i brigatisti avevano deciso di renderla pubblica.
- Il 1° aprile si spargono voci (che effettivamente corrispondevano alla realtà) di altre missive inviate dal prigioniero ai familiari e ai suoi collaboratori
- Il 4 aprile arriva il comunicato n. 4 con allegata una lettera al Segretario D.C. Zaccagnini dove Moro riprende con più forza ed amplia il tema dello scambio di prigionieri. I brigatisti dal canto loro comunicano, con sprezzo, di aver ricevuto richieste di trattative da “…misteriosi intermediari….”.
- Il 7 aprile la famiglia Moro pubblica sul Giorno un messaggio in risposta alle richiesta di notizie che il rapito aveva inviato nel messaggio precedentemente loro recapitato.
- Il 10 aprile giunge il comunicato n.5 nel quale i brigatisti si compiacciono delle informazioni fornite dal prigioniero e in cui è allegata una sua lettera molto dura nei confronti dell’ On. Taviani e che si conclude con il sospetto che la linea della fermezza abbia ispiratori tedeschi e/o americani.
- Il 15 aprile arriva il comunicato n.6, invero contraddittorio. Da un lato si afferma che non ci sono segreti da scoprire in quanto le malefatte della D.C erano già note alla classe operaia; ma anche che Moro ha svelato le turpi complicità…etc etc. e tutto verrà reso noto attraverso canali clandestini. Si conclude con l’affermazione che il processo è terminato e che pertanto il prigioniero è condannato a morte.
- Il 18 aprile avvengono due fatti: viene scoperto, in modo fortuito?, un covo a via Gradoli e viene fatto trovare il falso comunicato n.7 quello in cui si annunciava che il corpo di Moro “suicidato” si trovava in fondo al lago della Duchessa nel Reatino. Le ricerche del corpo non daranno ovviamente alcun esito.
- Il 20 aprile perviene il vero comunicato n.7 che definisce il precedente una provocazione, esplicita per la prima volta la richiesta di uno scambio di prigionieri e allega una seconda foto di Moro con in mano il giornale del giorno relativo alle ricerche di lui sul lago della Duchessa; vi è poi un ultimatum di quarantottore. Nello stesso giorno vengono recapitate(tramite Don Antonello Mennini) tre lettere di Moro: una alla famiglia, una a Paolo VI e una a Zaccagnini contenente un ultimo disperato appello ad abbandonare la linea della fermezza.
- Il 22 aprile viene pubblicata la lettera di Paolo VI agli uomini delle brigate rosse in cui chiede la liberazione dell’ amico “in ginocchio” ma “senza condizioni” (Moro commenterà:”…il Papa ha fatto pochino, forse ne avrà scrupolo…”)
- Il 24 aprile giunge il comunicato n.8 che contiene le richieste per la trattativa (la liberazione di tredici detenuti – tra cui Curcio e Franceschini, i padri fondatori delle B.R.) . Viene recapitata un’ ulteriore lettera a Zaccagnini, amarissima, che si conclude con la richiesta di non avere al suo funerale né autorità né compagni di partito.
- Il 29 aprile partono dal “carcere del popolo” undici missive di Moro destinate a personalità politiche, un ultimo disperatissimo tentativo di trascinare quanti più possibile sul fronte della trattativa avendo avuto notizia delle posizioni di Craxi (pubbliche) e di Misasi (riservate).
- Il 5 maggio, mentre stava allargandosi il fronte della trattativa e incrinandosi quello della fermezza arriva il comunicato n. 9 che comunica che l’operazione è conclusa e che andranno avanti ”….eseguendo la sentenza…”.
- Il 9 maggio, mentre la D.C. si apprestava, tramite Fanfani, ad effettuare un qualche parziale riconoscimento politico e il Presidente Leone aveva – come ebbe a dire – “…una mano sul cuore e l’altra sulla penna” per firmare la grazia a Paola Besuschio (una brigatista gravemente malata) e il Vaticano aveva pronti i denari (10 miliardi di lire, si dice) il cadavere di Aldo Moro fu fatto ritrovare nella famosa Renault rossa in via Caetani.
- Nell’ottobre del 1978 furono trovati in via Monte Nevoso a Milano copie dattiloscritte delle lettere di Moro e dei resoconti degli “interrogatori” il così detto memoriale.
- Nel 1990 nello stesso appartamento si scoprirono, fortuitamente?, dietro un pannello di gesso, le fotocopie dei manoscritti delle lettere e del memoriale però assai più completo del precedente.
- Nel frattempo erano stati arrestati (se non uccisi in conflitti a fuoco) quasi tutti i “pezzi grossi” delle B.R., compresi Morucci e Faranda (i “postini” che avevano abbandonato l’organizzazione in dissenso dall’ uccisione di Moro) e Moretti, il capo, ammesso che egli non avesse altri sopra di sè. Nel 2004 fu arrestata in Egitto Rita Algranati che ebbe un ruolo di vedetta in via Fani. Gli unici rimasti liberi, allo stato delle conoscenze attuali, sono Alessio Casimirri (che fece parte del gruppo di fuoco a via Fani) riparato in Nicaragua e Alvaro Lojacono (riparato in Francia) che guidò la macchina che bloccò la seconda auto della scorta di Moro. Il primo figlio del portavoce del Papa Paolo VI e dei due precedenti, il secondo figlio di un economista ed esponente del PCI romano.
(fine seconda parte, continua)
Sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro è tutto noto? (prima parte)
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Domenica, 22 Settembre, 2013 - 00:07