Tumore, non è ancora finita

Importante l'eredità di Veronesi in termini di intuizioni e di coraggio

No, la sua vita non è stata spesa alla lotta, ma alla speranza. Un fatto curioso per un uomo di scienza che del pratico fa solitamente la sua quotidianità. Umberto Veronesi ha rivoluzionato il modo di curare i tumori, credendo fin dalle prime intuizioni di poter fermare i trattamenti eccessivi che devastano corpo e mente nel contrasto alla malattia per puntare alla qualità della vita come principio imprenscindibile.
La speranza che il suo metodo ha donato partiva da qui, da un microscopio, da dati alla mano, dalla costanza, dall'attenzione, ma soprattutto dal rispetto dell'uomo, della donna e del loro futuro.
La chirurgia conservativa, il linfonodo sentinella, la radioterapia intraoperatoria, la campagna mai stanca contro il fumo e in favore della prevenzione, Veronesi era tutto questo.
A 90 anni si è spento senza diminuire minimamente il fervore di quelle possibilità che aveva acceso quando nulla lasciava presagire uno spiraglio. Il cancro era morte e basta.
Ora che la morte l'ha incontrata lui, Veronesi sembra ritornare su qualcosa che aveva chiarito tempo fa sul rapporto con la fine che deve essere sereno. "L'immortalità su questa Terra sarebbe una catastrofe".
Ma all'immortalità delle idee, dell'innovazione, dei valori credeva fermamente. Per questo, pur non essendo sopravvissuto al grande giorno in cui i tumori saranno sconfitti, il professore ha salutato il mondo nella consapevolezza che il cammino intrapreso non si fermerà. Il suo traguardo è ben definito.

Mercoledì, 9 Novembre, 2016 - 00:08