Stanziati due milioni e mezzo di euro per la prevenzione del tumore al colon-retto

Ogni anno sono più di 500 le persone colpite da tumore al colon-retto nel perimetro della Asl di Lecce. E ogni anno si contano, in media, 220 decessi: 114 maschi e 106 femmine (fonte: registro tumori 2015 - anni 2006-2008). La più alta incidenza in Puglia (ma più bassa rispetto alla media nazionale).
All’attivazione della rete dello screening colorettale nella nostra provincia la Regione ha assegnato  priorità alta e 2,5 milioni di euro per la realizzazione.
Della necessità e dell’urgenza di una rete aziendale per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al colon-retto (e degli altri screening) aveva già parlato il direttore generale Silvana Melli nel dicembre del 2015.
Poi la regione Puglia aveva varato il piano triennale delle opere pubbliche e la Asl Lecce, a maggio scorso, aveva deliberato l’attivazione della rete, con risorse dei fondi Fesr 2014-2020. C’era solo da attendere la copertura finanziaria. Nel frattempo la Asl ha nominato i responsabili dei procedimenti.
Si arriva così al 14 febbraio 2017, quando la direzione della Asl ha autorizzato l’avvio delle gare per l’acquisto delle apparecchiature e delle tecnologie per costituire la rete su tutto il territorio aziendale. Le risorse a disposizione, abbiamo detto, 2,5 milioni di euro.
Nel territorio della Asl la rete per lo screening del colon-retto si articolerà su 7 punti di interesse.
Oltre al” Vito Fazzi”, dove all’Endoscopia digestiva sono stati assegnati 800mila euro (per l’acquisto di sistemi e tecnologie d’avanguardia), è possibile sottoporre allo screening la fascia di utenti a rischio (maschi e femmine), nei 6 nei presidi territoriali di assistenza di: Campi salentina, Gagliano del Capo, Nardò, Maglie, Poggiardo e Martano.  Per le 6 apparecchiature territoriali (lavadisinfettatrici, elettrobisturi, sistemi di sterilizzazione…) sono disponibili 700mila euro.
Al “Vito Fazzi” inoltre è previsto un sistema di rilevazione delle immagini endoscopiche del tratto enterico con videocapsula (una telecamera che percorre l’intestino), che costa 70mila euro.

Il programma di screening è un intervento di prevenzione secondaria il cui obiettivo è quello di intervenire tempestivamente per facilitare la guarigione attraverso la diagnosi precoce della malattia riducendo la mortalità. L’offerta dei test di screening e di eventuali approfondimenti viene garantita a tutta la popolazione in fascia di età considerata a rischio. Ciò al fine di ridurre il numero di neoplasie infiltranti attraverso idoneo trattamento, garantendo la tempestività dello stesso e la migliore qualità di vita e individuando neoplasie ad uno stadio sempre più precoce.

Mercoledì, 1 Marzo, 2017 - 00:05