"Sono pronto a diventare Sindaco di Lecce"

La sintesi dell'intervento di Sergio Blasi nella direzione provinciale del PD di ieri: "So bene, perché lo apprendo dai giornali e dai social network, che in questa sede la mia disponibilità a candidarmi è tutt’altro che vista di buon occhio. Ho letto molto in questo periodo da parte dei dirigenti cittadini e provinciali di questo partito della necessità di tavoli, riunioni con gli altri partiti della coalizione, addirittura Stati Generali. Poco ho letto riguardo all’azione politica del partito in città negli anni trascorsi dalle passate elezioni amministrative. La mia lettura su ciò che è accaduto in città in questi anni ho provato a darla in interventi e interviste pubblicate dalla stampa locale in questo periodo, e la sintesi è: le iniziative più interessanti a sinistra sono avvenute fuori dal perimetro dei partiti, ancor più fuori dal perimetro dei partito democratico cittadino, i cui dirigenti, oggi, sono gli stessi di quel 10,5 per cento racimolato alle passate elezioni amministrative, e non mi pare che da allora si siano dati da fare per promuovere processi di rinnovamento o di inclusione di nuove energie nel partito. Nel momento in cui l’unica cosa che come dirigenti cittadini si fa è invocare sulla stampa l’aiuto dei cosiddetti “big” del partito alle prossime elezioni, intendendo con questo la candidatura diretta, o per interposta persona, nella lista del Pd cittadino, beh, io ne ricavo una indicazione chiara. E cioè che probabilmente si è allo stesso punto di cinque anni fa, forse peggio. Nel senso che cinque anni sono passati invano e c’è una chiara difficoltà da parte della segreteria cittadina ad affrontare la tornata elettorale con la giusta preparazione in termini di liste da chiudere e di candidati cittadini da coinvolgere.

Come dicevo, penso, anche per questi motivi, che quando parliamo di Lecce non possiamo fermarci dentro il cosiddetto “perimetro” della politica politicante di questa città, specialmente quella del Pd. Ci sono eccezioni, persone in grado di lavorare e generare consenso, ma, come dimostrano i risultati delle passate elezioni amministrative, non sono energie sufficienti a fare da sole la differenza contro il centrodestra e il movimento 5 stelle. Oggi, e nei giorni scorsi con i vostri interventi, voi chiedete esattamente il contrario di quello che questa lettura suggerisce. E cioè, all’esito di cinque anni durante i quali poco o niente si è mosso, di affidarsi per la scelta del candidato sindaco semplicemente al confronto tra dirigenti che, allo stato dei fatti, dimostrano di avere addirittura difficoltà a chiudere la lista del Pd. Magari confrontandosi con dirigenti di movimenti politici personali, come “la Puglia in più” di Dario Stefàno, che è al momento l’unica forza alleata del Pd, e che si presenta per la prima volta al confronto elettorale in città. Da questo confronto dovrebbe nascere l’investitura al candidato forte, unico, scelto senza le primarie.

Io ritengo che un percorso di questo genere sarebbe un’occasione persa. E lo dico anche per una ragione pragmatica, legata al consenso che Pd e ‘Puglia in più’ possono esprimere ad oggi in questa città. Voi pensate davvero che senza un momento di mobilitazione, come sono le primarie, un momento che coinvolga anche persone come il sottoscritto, in grado cioè di dare respiro e mobilitare forze che altrimenti resterebbero ferme, pensate davvero di poter mettere insieme una maggioranza elettorale? Pd e Puglia in più con un candidato sindaco scelto dalle segreterie, sono in grado di raccogliere la maggioranza degli elettori di questa città? Convincetemi che è così e io ritiro già stasera la mia candidatura alle primarie. Sono prontissimo.

Ma vi avverto che sarà difficile convincermi. Perché so che non si conquista il consenso dei leccesi, soprattutto quando questo consenso non lo si ha, con operazioni politiciste di quel genere. Magari cercando di innestare nell’albero del centrosinistra qualche ramo che il centrodestra ha potato, portando qualche centinaio di voti da lì a qui con operazioni che ne fanno perdere altrettanti, magari quelli di chi da troppi anni in questa città aspetta un’alternativa vera alla destra. Un’alternativa che sia politica, ma che sia anche valoriale, di costume, di comportamenti. Io apprezzo Giovanni Pellegrino, è stato un protagonista assoluto, ma sbaglia quando dice che ci serve un Perrone un po’ più pettinato. Un identikit che so anche molti di voi hanno in mente. Di fronte a questa proposta, io mi sento di dire ancora una volta: il centrodestra non si batte sul terreno del centrodestra. Se alternativa dev’essere, dev’essere un’alternativa vera, tangibile, concreta, reale, forte. Con una identità totalmente diversa da Perrone, dai Marti, dai Delli Noci, dai Monosi, dai Messuti.

E qui nasce la mia disponibilità a candidarmi. E a farlo anche con toni forti, su temi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini leccesi. Il traffico, la spazzatura, il degrado sociale che questa città esprime lontano dal centro storico, e spesso anche dentro il centro storico. La mancanza di casa, di lavoro, di trasporti pubblici, di assistenza agli anziani. Questo è il terreno, questi sono i temi sui quali noi possiamo come centrosinistra possiamo e dobbiamo fare la differenza, andando a mobilitare e coinvolgere le persone giuste per risolvere questi problemi. Non cercando di candidare Delli Noci. O cercando nelle fila del centrosinistra un Perrone più pettinato.

Qui sta la mia disponibilità. A Lecce la situazione è molto più che difficile per il centrosinistra. Direi che è quasi disperata. Senza una mobilitazione vera rischiamo di non andare neanche al ballottaggio, dal momento che il Movimento 5 Stelle sarà della partita nelle prossime elezioni amministrative. Rischiamo di non essere neanche secondi. Allora quello che io metto a disposizione è la mia esperienza nelle istituzioni e in particolare la mia esperienza di sindaco, che può ispirare qualcuno a non starsene a casa, ma a mobilitarsi per contribuire a una città diversa. Pongo la condizione delle primarie, certo. Ma non come capriccio o, come ha gentilmente sottolineato il segretario cittadino Marra, come “ossessione”. Ma per ribadire l’inclusione, il coinvolgimento delle persone come valore fondante delle nostre scelte politiche.

Le primarie sane, pulite, aperte, di coalizione, che io propongo devono essere solo l’inizio di una campagna di mobilitazione e di inclusione del nostro elettorato per la vera campagna elettorale, che è contro il centrodestra e il Movimento 5 stelle. Se noi usiamo le primarie per questo nobile scopo, senza svilirle, senza umiliare i nostri sostenitori presentandogli le truppe cammellate, magari prese in prestito da qualche portatore di voti di centrodestra, se noi sposiamo davvero la linea di primarie che siano una consultazione vera della volontà della nostra gente a Lecce, chiedendogli dal giorno dopo di impegnarsi per dare un seguito a quel momento di partecipazione, noi possiamo segnare con le primarie l’inizio di una campagna elettorale entusiasmante. Nella quale peseranno non certo le nostre analisi sull’identikit del candidato o gli sterili disegni del perimetro di coalizione, ma peserà il grado di connessione tra noi e quella parte della città che ha voglia di cambiare, di vedere al lavoro su Lecce un sindaco diverso, una giunta diversa, una squadra di consiglieri che si dà da fare per portare questa città ad essere più efficiente, più pulita, più giusta con chi non ce la fa.

Lecce è una città in cui la disoccupazione giovanile supera il 50 per cento. È una città che convive da troppo tempo con la promessa di un salto di qualità che non è ancora arrivato e una quotidianità fatta dell’arretratezza di rapporti con il potere costruiti su basi clientelari, su richieste individuali, su concessioni arbitrarie. Noi o rappresentiamo la possibilità concreta di fare quel salto di qualità, o siamo nulla. O mettiamo in moto un processo di evoluzione della città o saremo la pallida copia del centrodestra. Una copia più che perdente, come dimostrano i risultati.

Allora quello che ci serve non è un Perrone pettinato, ma una campagna elettorale vera, nella quale si getta il cuore oltre l’ostacolo dei discorsi e delle chiacchiere sulla città “naturalmente conservatrice”, e ci si mette al lavoro concretamente per costruire un movimento di opinione che cambi le sorti della città. Un movimento popolato prima di tutto da cittadini, un movimento che non sia ostaggio dei tavoli di coalizione su cui battono le carte partiti che in città rappresentano a stento un decimo dell’elettorato.

Per questo percorso io mi metto a disposizione, con l’obiettivo di portare Lecce ad essere una città all’altezza delle sue aspettative. Ma prima di questo con l’obiettivo di rendere il centrosinistra competitivo in una tornata elettorale che si annuncia diversa dalle precedenti. Diversa se sapremo renderla diversa".

Martedì, 9 Agosto, 2016 - 00:05