Se non ci sono parole davanti alla morte, dobbiamo urlare alla vita

Pensieri tra dolore e rabbia per il giovane dj trovato impiccato
Lanterne sulla strada Sannicola-Galatone

Strada Sannicola-Galatone. La mezzanotte è passata da più di quaranta minuti e il cielo è nero, di quel nero tipico dei giorni che si concludono nel silenzio dell'inspiegabile.
Ma a un tratto si accende una bellissima scia di fiammelle a solcare il manto scuro. Sono le lanterne a cui in genere si affidano i desideri, i sogni e un po' di magia. Tra quei bagliori del cielo immaginare che a terra da poche ore si sia consumata una tragedia sembra assurdo.
Un giovane dj salentino è stato trovato esanime impiccato a un albero in una campagna dei paraggi del suo paese, Galatone. 26 anni, fermati così, per sempre in un ritaglio di tempo che appare senza fine per chi con il dolore di questo addio dovrà convivere.
Lo chiamano suicidio. Lo si scriverà in maniera più nitida quando tutto il quadro sarà più chiaro. Ma anche senza un nome questa sarebbe stato un dramma a cui un perché non basta per essere superato. Anzi, se si trovasse quel perché se ne aprirebbero altri mille ancora. Perché nessuno si è accorto di un eventuale malessere? Perché a quell'età si arriva a estremizzare tanto un disagio al punto da mollare tutto? Perché ci si chiude in se stessi e non si chiede aiuto?
Chissà cosa accade nella testa e nel cuore nel preciso momento in cui ci si congeda dal mondo. Chissà se sopraggiunge la paura o se si va dritti senza ripensamenti verso quella meta sconosciuta che si vede come unica possibile. Non ci sono risposte, ma sgomento sì. La fragilità ha paradossalmente una forza inarrestabile.
Eppure se restiamo senza parole davanti alla morte abbiamo il dovere di scendere in piazza e gridare alla vita, di ricordarci che sorridere è un nostro diritto, che la felicità è una conquista che non dobbiamo fare da soli, che il mondo, per quanto difficile e spesso penoso, ha angoli di paradiso che non possiamo perdere. Solo con questa convinzione possiamo credere che A. sia stato davvero tra quelle lanterne e abbia spinto chiunque adesso lo sta piangendo ad amare la vita, quella dei desideri che attendono con pazienza di essere esauditi.
La speranza gonfia come vento quella carta sottile.

Domenica, 18 Settembre, 2016 - 02:00