"Scarpe Rosse", il primo romanzo di Marisa Fortuzzi

È la verità a rendere liberi, o bastano un paio di scarpe rosse? O le scarpe rosse sono essenziali, con quella tinta così forte che stordisce, per dirsi la verità e liberarsi da soli? Partendo da un accessorio che, di solito, viene utilizzato come espediente narrativo per parlare dell’esteriorità della femminilità, Marisa Fortuzzi ribalta le cose, utilizzando le scarpe rosse come un simbolo non di seduzione, ma di introspezione.
Non c’è un uomo da sedurre, non c’è una preda prestabilita, non è decisamente il solito romanzetto rosa in cui la cinquantenne frustrata insegue un baldanzoso trentenne. Niente di tutto ciò. Scarpe Rosse (Lupo Editore) è un viaggio ambizioso e sorprendente. La sua prima pagina ricorda l’incipit di Rose Madder di Stephen King. Se lì era stata una piccola, minuscola goccia di rosso sangue su un lenzuolo a risvegliare una donna sopita, qui è una voglia, improvvisa, inspiegabile, di comprare un paio di scarpe rosse con le quali intraprendere un cammino nuovo.
Il rosso è un compagno d’attacco e di difesa, intimidisce e rilancia, ma soprattutto rinnova. Che siano ballerine o tacco 10 le scarpe rosse diventano una pelle nuova che rigenera antiche sensazioni ed antichi desideri. Portano i piedi della protagonista a camminare su ciò che ha trascurato e a correre verso ciò che non avrebbe mai neanche sperato per sé. Le sue decisioni non vengono più prese di testa, né tantomeno di pancia, ma con…i piedi. E funziona!
Andate anche voi a comprarvi un paio di scarpe rosse, ma prima correte in libreria!

Lunedì, 10 Febbraio, 2014 - 00:07

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