Ridotti i tempi per le Tac ai malati di tumore

Dopo le proteste dei giorni scorsi che hanno riguardato alcune pazienti oncologiche prenotate per la Tac di controllo a luglio-ottobre 2017, la dottoressa Emanuela Guido, responsabile delle prenotazioni radiodiagnostiche al Polo Oncologico, spiega che «la struttura prende in carico i pazienti fino alla fine delle terapie». Ed è la stessa Guido che si reca ogni giorno in Radiologia dove, in base alla disponibilità di posti, vengono assegnate le Tac. «Attualmente – fa sapere Guido - sono solo 2 Tac al giorno: una la mattina e una al pomeriggio, da lunedì a venerdì». Appena una decina di malati in terapia riescono a conoscere l’evoluzione del loro tumore.
Intanto l’arretrato «storico» di 6 mesi è stato smaltito. Le prestazioni aggiuntive disposte dalla direzione generale (60 euro ogni ora ai radiologi) sono servite a mettersi al passo. Adesso un paziente oncologico in terapia attende la Tac meno di 30 giorni.
«Nel periodo della terapia – precisa il primario di Oncologia, Gianmarco Surico -  tutti gli esami di cui ha bisogno il paziente, vengono prenotati da noi». E aggiunge, «Se ce ne facessero fare 4-5 al giorno sarebbe diverso. Noi qui all’Oncologico abbiamo una Tac che è ferma perchè manca il personale. Se si utilizzasse potremmo risolvere molti casi. Adesso – aggiunge - sarebbe disponibile anche l’anestesista».
Oggi il problema più grave riguarda i malati di tumore che devono rispettare un programma periodico di controllo (follow up): ogni 6 mesi, ogni anno, ogni 5 e 10 anni. Malati che non riescono ad ottenere la Tac.
«Per i pazienti in follow up,  che non prenotiamo più noi – chiarisce Surico – è lo stesso paziente che viene con l’impegnativa del suo medico e prenota dove e quando trova. Sono migliaia i pazienti che da quando ha aperto l’Oncologico fanno i controlli periodici. Il problema è del Cup – sostiene il primario oncologo –  che dovrebbe garantire a questi un appuntamento entro i limiti della priorità riportata in ricetta».
Se però oggi un paziente arriva con le prescrizioni di una struttura fuori regione (per es. Milano) e deve fare la Tac entro 30 giorni, si trova l’offerta di una prenotazione fra un anno. A meno che non metta mano alla tasca.
«Se è così vuol dire che qualcosa non funziona – conviene Surico –  Qui nel Salento vi sono le Tac dei privati convenzionati, le Tac di Gallipoli, Galatina, Copertino e via dicendo. E’ possibile – si chiede - che tutte le strutture convenzionate siano piene? Che le Tac si facciano solo al Fazzi? Non vorrei che sono gli stessi pazienti che per una questione di continuità, chiedono di fare la Tac al Fazzi, dove però l’appuntamento è fuori portata. Magari – ipotizza Surico – al Cup gli dicono che può fare la Tac fra 10 giorni da Calabrese e il paziente rifiuta perché vuola farla al Fazzi. Ecco perché si crea questo imbuto».
Ma c’è un altro problema, rileva il dottore Surico. «Il Fazzi dovrebbe fare solo le Tac dei nostri pazienti interni (ricoverati e follow up). Invece, fa anche le Tac per il territorio e quelle per il Pronto soccorso».  
Ma qualcosa sul fronte dell’organizzazione sembra muoversi. Nei prossimi giorni, per accelerare il percorso terapeutico, ogni oncologo aggiungerà alle sue visite programmate altre 3-4-5-6 visite. L’orario dell’ambulatorio si allunga e le sedute terminano nel pomeriggio.
E non è tutto. «A cominciare da me – anticipa Surico - tutti i collaboratori cercano di essere sempre a disposizione. Adesso, un giorno la settimana, le visite di follow up verranno fatte da un medico dedicato. In questo modo non si ingorgano le code. Una volta la settimana dalle 8,30 alle 15,40, un oncologo si occuperà solo di controlli. Ne farà almeno 14 – 15».
Negli ultimi tempi si è registrato un forte aumento delle richieste per il Polo Oncologico leccese. «Evidentemente – dice Surico -  la gente si rivolge di più al nostro centro verso il quale sta acquisendo sempre maggiore fiducia. Anche considerando che noi adottiamo protocolli internazionali».
Serve però una più puntuale organizzazione per garantire al paziente la continuità diagnostica e terapeutica. Gli stessi specialisti consigliano di effettuare gli esami sempre nella stessa struttura, in modo da evitare interpretazioni e modalità diverse.

Mercoledì, 16 Marzo, 2016 - 00:04