Puntare alla vetta più alta

Ho sempre pensato che l'unione fosse qualcosa da respirare, percepire, sentire. Che i cinque sensi ed il sesto bastassero per gridare al mondo:" Qui siamo stretti in un unico abbraccio. Io ci sono.  Noi ci siamo!". Ma è bastato sporgermi dal balcone del mio corpo sul giardino della vita "vera" per capire che molto spesso per influenzare l'altro da noi non bastano le nostre intenzioni. Piuttosto esse vengono travisate e portate a favore di pensieri di collisione e collusione. A quel punto, oltre ad essere in gran numero a portare avanti un'idea di alleanza, bisognerebbe anche puntare alla vetta più alta del mondo. Nel posto dove la convinzione cristallizza la realtà e il resto diventa storia che passa e se ne va, lasciando il posto al silenzio. Come ci ricorda Gianfranco Ravasi: "Per incontrare Dio non bisogna accumulare, ma sottrarre.". Allora perdiamo un po' di parole e guadagniamo il silenzio dell'agire. Non parliamo di unione, facciamola.

(per gentile concessione di "in Dialogo" di aprile 2016)

Martedì, 26 Aprile, 2016 - 00:08