Piazza San Pietro parla
Nel 2011 avevo annotato qualche pensiero. Riprendo quel testo e lo rielaboro per i lettori del nostro giornalino. Da qualsiasi parte, dalla “Pupa”, da via Cavazza, da Corso Garibaldi, da via Vittorio Emanuele, da via Orazio Congedo, da via Pietro Cavoti, entri in piazza San Pietro e ti senti accolto da un caloroso abbraccio. Ti attrae, con la forza della calamita, una magnifica piazza, e oltre l’accoglienza senti che ti parla con dolcezza, ti parla con la maestosità dello spazio, la ricchezza dell’architettura, la solennità della facciata della Chiesa Madre.
Silenzio: stupore e meraviglia. Ascolti le vicende storiche della città, accogli la socialità di un popolo che trova in piazza San Pietro e nella Chiesa Madre la sua identità. Nessun galatinese può fare a meno di questo spazio che definirei “sacro”. Attraversare piazza San Pietro “lento pede” e con riflessione significa far memoria del passato e arricchire lo spirito al presente. Ammirare la facciata della Chiesa Madre dalla parte della “Pupa” nei pomeriggi assolati e vedere il graduale variare dei colori della pietra leccese è veramente un “incanto”. Forse noi galatinesi, perché familiari al luogo, non sempre cogliamo questo incanto. Lo percepiscono molto bene i visitatori che rimangono meravigliati di tanta bellezza. Riappropriamoci del linguaggio di piazza San Pietro in Galatina.
(Pubblicato su "..in Dialogo" di luglio 2014)
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