“Non sapevo fossi ebreo”

“Non sapevo fossi ebreo” “E allora? Cosa cambia?” “Cambia tutto!” Poche battute, ma emblematiche, perché racchiudono  l’assurdità della Shoah e rappresentano il cuore del film “Un sacchetto di biglie”, che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera scolaresca della “Giovanni Pascoli” dell’ Istituto Comprensivo Polo1 di Galatina. Divisa in due gruppi, nelle mattinate del 26 e 27 gennaio, si è recata presso il Cinema Tartaro a svolgere delle “ore di lezione diverse”, ma altrettanto educative.
La nostra scuola, sempre attenta alle problematiche sociali, non poteva mancare ad un appuntamento come questo, che ogni anno, in occasione della “Giornata della memoria”, cerca di fermare nel tempo e nei cuori, il ricordo del più tragico e triste periodo della storia  italiana ed europea.
Siamo nella Parigi del 1942, anno in cui i nazisti occupano la Francia e instaurano la politica antisemita, iniziando a perseguitare gli ebrei. È da qui che inizia la nostra avventura indietro nel tempo al fianco del piccolo Joseph e di suo fratello Maurice, due ragazzini di origine ebrea, che intraprendono il viaggio della speranza, ricco di insidie e pericoli, per scampare alla morte. Incredibile è la forza di volontà che li guida in questa avventura e, la loro lotta a denti stretti (rappresentata da un’ammaccata biglia azzurra) diventa simbolo del diritto alla vita che va difeso ad ogni costo.
Facciamo fatica a trovare le giuste parole per definire la mente umana del tempo! Tante sono le domande alle quali non riusciamo a dare una risposta. Come ha potuto l’uomo uccidere un suo simile solo perché di origine ebrea? Come ha potuto appropriarsi del diritto alla vita e alla libertà di un suo fratello? Perché tanta crudeltà? Nonostante sia passato del tempo, la morte di quei 15 milioni di innocenti pesa ancora sulle coscienze di quanti, come noi, trovano assurda la convinzione di superiorità dell’uomo, come se davvero possa esistere qualcuno che, per qualche assurda ragione, debba essere considerato migliore e più degno, per questo, di vivere e decidere chi far vivere e perché. Capire e percepire la sofferenza a cui sono stati sottoposti molti uomini per il capriccio di pochi, ci ha fatto riflettere molto. E’ per questo che ricordiamo! Affinché ciò che è stato non possa più essere! Non si possono condannare e giudicare le persone per la loro religione o perché sono diverse, la bellezza sta nella diversità.
In noi giovani, adulti del futuro, deve essere sempre viva la memoria di quanto dolore può seminare l’uomo quando dimentica la sua umanità. Ciò è necessario se vogliamo che il nostro mondo sia realmente un posto migliore.   
Ringraziamo la nostra Dirigente e quanti, come i nostri insegnanti, si ostinano ogni giorno ad insegnarci che “la storia è maestra di vita”.

                  

 

Mercoledì, 31 Gennaio, 2018 - 00:04