Non c'è più tempo per le scuse

Si muore. A 100 anni è qualcosa che si attende. È l'unica strada che accomuna tutti gli esseri viventi. La differenza la fa la dignità con cui si abbandona questa vita. Quella che sulle spalle porta il peso di altre morti, è vita dignitosa? E se quelle morti non hanno avuto nemmeno il rispetto del pentimento, di che vita si può parlare? Non giudicare, se non vuoi essere giudicato. Ma arrabbiati davanti alla crudeltá. "Ch'assolver non si può chi non si pente", scriveva Dante. Ed Erich Priebke non sarà mai assolto. Neanche da morto. L'ex ufficiale delle SS, uno dei responsabili dell'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, in cui furono fucilati 335 civili e militari, a detta del suo avvocato è da considerare "esempio di coraggio, coerenza e lealtá per come ha sopportato la sua persecuzione". Peccato che nella tomba non si sia portato alcuna ammissione di rimorso o dispiacere. Peccato che a sentirsi braccato sia stato lui, senza rivolgere neanche un pensiero a chi non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersi dell'atrocità di cui stava subendo tutta la ferocia. "Pietà quanta se ne vuole, ma non lodate le cattive azioni: date loro il nome di male"(Dostoevskij).
L'evento simbolo dell'occupazione nazista di Roma è male. La follia di una pulizia etnica è male. Eliminare ciò che infastidisce per insane manie di onnipotenza è male. Priebke è morto. Rispetto per chiunque chiuda gli occhi. Ma Il processo che affronterà ora la sua anima non avrà appelli, nè permessi premio. Nè scuse.

Sabato, 12 Ottobre, 2013 - 00:07