Le rivoluzionarie 'Ceneri' di Benedetto XVI
Le Ceneri, eccoci all’inizio della Quaresima. Certo a Natale non potevamo immaginare che avremmo festeggiato la Pasqua con la benedizione di un papa che non fosse Benedetto XVI. Il Santo Padre rinuncia. Compie un atto a dir poco rivoluzionario, alla faccia di chi crede la Chiesa immobile nelle sue posizioni consolidate nei secoli, avversa ad ogni cambiamento, lontana dal mondo e fuori dal tempo. Sarà questa una Quaresima molto particolare: Benedetto XVI porrà la cenere simbolicamente sul capo di ognuno di noi, come a sottolineare che uno degli ultimi atti del suo pontificato è proprio il gesto più vicino alla rappresentazione autentica dell’Umiltà: siamo niente, senza Dio, siamo polvere.
Con la sua rinuncia il Papa sottolinea proprio la grande umiltà con cui ha svolto il compito, affidatogli dal Signore per quasi otto anni, di pascere le sue pecore, di essere pastore attento e fedele, di essere pescatore di uomini. Un’umiltà che lo porta ora a riconoscere in se stesso l’impossibilità di essere quel pastore infaticabile e quel pescatore caparbio di cui la Chiesa ha bisogno, e così rimette il suo mandato nelle mani di chi lo ha voluto vicario di Cristo, convinto, per fede profonda e vissuta, che sarà lo Spirito Santo ad indicare il suo successore. Chi ora, e nei giorni che verranno, penserà al suo gesto come all’atto di un papa debole, si ricrederà considerando, a mente serena, il coraggio e la forza necessarie nel prendere la decisione di rinunciare, pur con la consapevolezza di colpire al cuore la consuetudine secolare della nomina di un nuovo papa solo dopo la morte del precedente. Benedetto XVI non morirà da papa, pur essendo stato un papa grande, che ha parlato e parla al cuore e alle menti del mondo sicuramente con meno impeto del suo predecessore, ma col medesimo spessore culturale. Del resto, proprio la sua grande umiltà lo ha sempre tenuto un gradino più in basso rispetto a Giovanni Paolo II di cui, forse più di ogni altro, ha conosciuto e conosce la santità, da cui si è lasciato guidare, probabilmente, anche nel travaglio di questa decisione.
Non tutti i papi possono essere santi, ma tutti come Benedetto XVI, dovrebbero considerarsi “umili operai nella vigna del Signore”. A Lui, che resterà il nostro papa fino al 28 febbraio, a Lui che sarà il primo papa che conoscerà il proprio successore, va la nostra preghiera, perché possa negli anni che verranno continuare a studiare, a scrivere e a illuminare col suo pensiero la strada di tutti i cattolici e non solo.
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