Alla fine di questo mese, il 57enne Nichi Vendola andrà in pensione dopo ben otto anni di terribile fatica nell’umido e soffocante ufficio di presidenza della Regione Puglia, che ricordiamo essere del tutto simile alla cella nella quale per 27 anni venne rinchiuso Nelson Mandela. Rammentiamo anche che, in Italia, solo due figure hanno diritto al vitalizio, il parlamentare ed il consigliere regionale, cariche ricoperte da Vendola a fasi alterne e, per un periodo di tempo, anche contemporaneamente.
Il suo immolarsi per noi nelle oscure gallerie dell’amministrazione statale e regionale gli frutterà un vitalizio di circa 5600 euro per i servizi resi alla Regione, e di circa 5000 per il lavoro svolto alla Camera dei Deputati.
Vendola però, verrà ricordato per essere colui che, nel 2013, ha abolito i vitalizi... degli altri. E già, perché la norma introdotta durante il suo mandato da governatore della Puglia non è retroattiva, quindi colpirà l’amministrazione Emiliano, non certo la sua. Il che ricorda un po’ quella storia del guru pazzo che organizzò un suicidio di massa con i suoi adepti, ma che, dopo che essi ebbero bevuto il veleno, guardandoli agonizzare appoggiò la sua dose di veleno e se ne andò, perché in effetti, alla fine, così tanto matto non era.
E qui sorge il dubbio. Il dubbio che non sia lui ad essere un monumento all’incoerenza, ma che siamo noi vittime, da anni, della nostra sordità. Abbiamo creduto di sentirgli dire, da integerrimo comunista, che era dalla parte degli operai, sostantivo. Invece lui diceva di essere dalla parte dell’operai, verbo, passato remoto del verbo operare, inteso, nel suo forbitissimo lessico, come sinonimo del verbo lavorare.
Nichi Vendola: operai (poco), ma guadagnai (un bel po').