"Non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre”
Le più importanti personalità politiche d’Europa e non, legate in una catena umana a Parigi per riaffermare con la forza della ragione il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero, è un quadro che non dimenticheremo facilmente. A qualcuno è venuto in mente il dipinto di Pellizza da Volpedo, “Il Quarto Stato”, in cui i lavoratori dei primi del ‘900 sono fieramente in cammino verso il cambiamento, verso il riconoscimento di diritti sacrosanti.
Così mi sono apparsi i nostri governanti, all’improvviso risvegliati dal torpore di chi, impegnato soltanto a seguire un comportamento politico ubbidiente e sottomesso alle leggi del mercato, si sono ritrovati insieme a marciare per la difesa di diritti erroneamente ritenuti acquisiti per sempre: la libertà, l’uguaglianza. Chi ha sparato prima e si è fatto ammazzare dopo, ha fatto suonare la sveglia per dirci che la libertà va difesa ogni giorno e l’uguaglianza va pretesa ogni momento. La fraternità è ancora così lontana dall’essere raggiunta, che resta una chimera in cui si può solo sperare.
Qualcuno ha parlato di attentato simile a quello della Torri Gemelle e a questo punto vengono i brividi al pensiero che la risposta possa essere affidata alle armi.
Altri hanno ricordato Oriana Fallaci e il suo scritto “La rabbia e l’orgoglio”, in cui la violenza delle parole suona come raffiche di mitra. Sarebbe invece da rileggere con grande attenzione la lunga lettera di Tiziano Terzani in risposta ad Oriana Fallaci, sua concittadina e collega, giornalisti ambedue presenti sempre negli scenari di guerra più devastanti che l’uomo abbia potuto mettere in atto negli ultimi cinquant’anni.
Dello scritto di Terzani, autentico paladino della nonviolenza, ci si ricorda di rado e nel momento di rabbia e di sconforto ma anche di paura e di incertezza, è più facile invocare una reazione forte, è più spontaneo sprangare le porte ed aspettare che qualcuno, al nostro posto, faccia qualcosa. Ma cosa? Come diceva Terzani “da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre” e quindi la via praticabile è quella del controllo serrato da una parte ed il dialogo dall’altra, nel massimo rispetto delle proprie e delle altrui confessioni religiose, culture e tradizioni.
“…E’ un momento di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende possibile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere…” da “Il sultano e San Francesco: non possiamo rinunciare alla speranza” Lettera di Tiziano Terzani ad Oriana Fallaci (Corriere della Sera, 8 ottobre 2001).
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