“Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città”
Oggi, domenica 28 settembre, alle ore18:30 si celebra a Galatina nella parrocchia di San Biagio la “Giornata del Creato” con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Rev.mo don Pietro Mele. Inizia, così, il Convegno itinerante organizzato del Centro Ecumenico Oikos “p. A. Lundin” arrivato alla sua XV edizione. Il tema: “Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città” dato dalla Cei, è un chiaro invito alla responsabilità di ciascuno per curare e rispettare l’ambiente, che altro non è se non quel “giardino” in cui Dio pose l’uomo affinché lo coltivasse e custodisse. Per molto tempo – erroneamente - questo versetto è stato interpretato come l’esercizio del dominio dell’uomo sulla natura e sugli animali, di fatto è il primo comandamento dato da Dio all’uomo: coltivare e custodire, ossia avere cura, proteggere, tutelare, salvaguardare, migliorare, valorizzare ecc. e quindi non distruggere, demolire, abbattere, impoverire, inquinare, avvelenare, intossicare, uccidere. Ci accorgiamo, allora, che in quel comandamento iniziale sono contenute le Dieci parole: con l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno, si uccidono le persone, gli animali, si deturpa la natura; si ruba la vita degli altri, il futuro dei giovanissimi e delle generazioni future; si mente a se stessi e alle persone negando la realtà e sottraendosi alle responsabilità; la brama delle ricchezze e del potere porta ad un impoverimento delle relazioni dell’uomo con gli altri esseri viventi; avvelenando le campagne non si onora la memoria di chi con il proprio lavoro e impegno ci ha consegnato la terra. E quando si rivendica il diritto di “proprietà", facciamo di noi stessi una divinità; si mente e si nega che la terra e tutto ciò che contiene appartiene, invece, a Dio e a Lui solo. Così Scrive papa Francesco: “Come esseri umani, non siamo meri beneficiari, ma custodi delle altre creature". Mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha tanto strettamente uniti al mondo che ci circonda che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione! "Non lasciamo che al nostro passaggio rimangano segni di distruzione e di morte che colpiscono la nostra vita e le future generazioni” (Evangelii gaudium 215). Oggi, più che in passato, siamo chiamati a mettere in discussione il nostro stile di vita. In particolare, davanti ai tanti disastri sociali e “naturali” determinati dall’incuria umana, non possiamo solo farci prendere emotivamente ma siamo interpellati a promuovere una vera cultura della prevenzione capace di costruire una coscienza rispettosa della natura per far sì che ognuno diventi prossimo dell’altro e del creato. “Siamo, infatti, tutti chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo” (Evangelii gaudium 215). Ricordiamo, inoltre, con le parole di Papa Francesco che: “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani perché ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti". È l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo”. (Omelia del 19 marzo 2013).
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