L’isola ecologica scomparsa
Per caso mi trovai ai piedi le ali di Mercurio. Iniziai a librarmi nella volta celeste, dirigendomi verso la città del Rimorso. Mi portai verso la zona esterna della polis, dall’alto del cielo il mio campo visivo avvertì un cumulo di pietre, colonne di cemento e tanto metallo intorno. Mi domandai cosa fossero tali resti, forse un’antica dimora greca, qualche tempio arcaico? Abbassandomi di qualche decina di metri mi accorsi di essere davanti alla perduta isola di Atlantide, conosciuta dagli indigeni del luogo come l’isola ecologica scomparsa.
Davanti a quelle antiche rovine regnava una grande agorà sacra a Giove, dove gli esseri umani commerciavano beni terreni un giorno la settimana. Intorno a questa piazza si ergevano alte mura e su di esse, sulla parte esterna, vi erano strane composizioni decorative, mentre nel suo interno primeggiava il lustro: si notava una cultura dell’ecologia.
Di fronte alle rovine dell’isola perduta, al di là dell’immensa piazza, sorgeva il tempio sacro a Erotika, la sorella perversa di Eros. Mi spostai per ammirarlo da vicino; il tempio era ancora in ottimo stato, sul suo frontone si leggevano benissimo le antiche effigi propagandistiche che i custodi fedeli erigevano quando gli adepti al culto rendevano onore alla dea, sacrificando le “vergini” provenienti dall’intera regione. Nelle sue origini antiche, il tempio fu costruito per rendere omaggio alla dea Campionaria di Kalathena. Poi, nelle epoche successive, i saggi che governavano la polis decisero, in totale concordia, di aprire al culto dell’erotismo.
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