"Pericolo sulle coste salentine? Con ragionevolezza affidiamoci alla natura e non alle carte"
In un recente articolo, l’Huffington Post statunitense ha inserito la Puglia tra le terre “non ancora famose” da visitare. È un riconoscimento, un altro, che comunica il grande dono non dobbiamo sciupare: vivere in un luogo meraviglioso, per storia, cultura e natura (l’articolo parla delle antiche masserie e della nostra cucina oltre che delle spiagge). Un luogo che prima di tutto merita rispetto.
È stata la natura a donarcelo, con le sue spiagge e le sue scogliere. La stessa natura che invece in questi giorni abbiamo fatto salire sul banco degli imputati a causa dei mutamenti che si determinano sulle coste del Salento tramite la sua azione. Invece bisogna immediatamente far scendere la natura dal banco degli imputati.
Per l’erosione costiera non esistono rimedi eterni o “messe in sicurezza” che abbiano efficacia eterna. Non sarà il cemento, non saranno i “progetti” grandi o piccoli, ad assicurarci che il mare non continuerà a fare il suo lavoro in collaborazione con il vento. Questo dato di fatto, incontrovertibile, spicca sulle diatribe politiche e sulle burocrazie in conflitto che incrociano i fioretti sul tema, effettivamente controverso, della necessità di sicurezza dei bagnanti e dei cittadini da un lato e della necessità di tutelare l’economia turistica dall’altro.
Se il dato di fatto fosse assunto da tutti, in particolare da chi chiede a vario titolo grandi o piccole opere contro l’erosione costiera, si potrebbe ragionare concretamente sul da farsi e assumere un atteggiamento costruttivo sulla vicenda. Le ordinanze di divieto servono infatti solo a mettere in pace l’anima dei pubblici ufficiali in caso di incidenti. E le grandi opere di contrasto all’erosione sarebbero solo rimedi temporanei utili a spostare il problema qualche anno più in là. O qualche mese. Per non parlare del pericolo che queste opere rappresenterebbero per il paesaggio naturale, vera ricchezza di questo territorio.
Credo che invece occorra partire da una revisione dei meccanismi che regolano la gestione della sicurezza sulle coste. Assumendo la realtà come dato di fatto e superando la burocratizzazione della stessa. La Regione Puglia dovrebbe preoccuparsi di potenziare le capacità di monitoraggio continuo dell’Autorità di bacino e allo stesso tempo condividere con i Comuni piani di fruizione delle coste che siano ecocompatibili e rivedibili anno dopo anno (perché la situazione è in continuo mutamento). Assumendo ogni anno l’obiettivo di tutelare sicurezza e turismo, ma nel massimo rispetto della natura.
Così come si sta procedendo si rischia invece di affidarsi alla costruzione di opere inutili e invasive o di fidarsi più delle carte che della realtà imponendo divieti anche dove i rischi non ci sono, o di lavarsene le mani, lasciando solo il turista, o il cittadino, di fronte al rischio delle sue passeggiate su scogli pericolanti. Se si smettesse di urlare e si uscisse ciascuno dalla propria trincea per un confronto interistituzionale improntato alla ragionevolezza, ne guadagnerebbe il territorio e la qualità del dibattito pubblico.
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