E poi ti capitano tre giorni a Berlino
Tutto e il contrario di tutto. La libertà di essere e fare. La prigionia ricordata da sarcofagi anonimi, come anonimi erano i deportati destinati al massacro. Un monumento dovuto, freddo come tutta la città, ma capace di bruciare di ingiustizia e di umanità inesistente. Di dignità mangiata. A morsi, affamati di utopiche perfezioni.
Berlino è amore che ha il suo spazio senza la paura di doverlo chiedere. E' silenzio intorno a un tavolino povero, ma ricercato. E' sonno in metro, pensiero che si appanna alla terza media chiara, ma che continua a ridere e a chiedere birra per mettersi a tacere almeno per un po'.
Berlino è architettura antica che si mescola a quella più moderna e si alimenta di contraddizioni.
Berlino è grande, dura come la sua lingua, ricca di multietnici colori, di pietra scavalcata, sporcata di sangue e poi fatta crollare. Quello che rimane è quasi da dimenticare sotto un ammasso di spazzatura che distrae chi vorrebbe invece darsi delle risposte.
Berlino è grassa, alta, rubiconda e bianca contemporaneamente, ovattata nella nebbia, malinconica, insicura.
Piena. Vuota.
da http://lasciatemiscrivere.wordpress.com/2012/11/17/e-poi-ti-capitano-tre-giorni-a-berlino/
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