Luciana Littizzetto, le tarantate e la storia della città: "Galatina è bellissima, non la conoscevo"
Diamo per scontate le persone, figuriamoci i luoghi. Ci passiamo accanto, li attraversiamo, ci sbattiamo contro, ma neanche li vediamo e ancora meno ne conosciamo davvero la storia e i segreti. Poi arriva qualcuno che quei luoghi non li ha mai visitati e la sua meraviglia davanti agli affreschi di Santa Caterina, al basolato di Piazza San Pietro, alle tradizioni e alle leggende custodite nella cappella di San Paolo, fa aprire gli occhi anche a te.
E se quel qualcuno è Luciana Littizzetto, la "scusa" per rinfrescare la memoria e l'emozione è più che mai buona. "Galatina è bellissima", ha detto l'attrice nella sua rapida, ma interessante visita di ieri pomeriggio nella città cuore del Salento. La sua presenza, insieme a quella dello scrittore Luca Bianchini, ha stupito i passanti, ma in tanti sapevano della sua partecipazione al Salento Book Festival e dopo la tappa di Nardò ha evidentemente approfittato per scoprire qualche tesoro storico e artistico della provincia leccese.
Così, guidata dal chiaro racconto di Romina Mele, è stata accompagnata insieme a Bianchini (che sarà presente a Galatina anche venerdì sera con Gino Castaldo e Chiara Galiazzo), da Giampiero Pisanello, direttore organizzativo della manifestazione letteraria, dal sindaco di Galatina Marcello Amante e dal consigliere Pierantonio De Matteis per una passeggiata informale nel centro della città. All'interno del luogo fulcro del tarantismo "Lucianina" si è accomodata e ha ascoltato con interesse la testimonianza su ciò che in passato animava quei posti, quello che si credeva, la tradizione legata alla musica, ai tamburelli, alle zagareddhre, all'acqua miracolosa di San Paolo. "Probabilmente il malessere che manifestavano quelle donne era soprattutto interiore", afferma anticipando la guida che poi spiega come le ultime vere tarantate siano attestate negli anni Novanta. "Beh, poi si è scoperto il potere dello Xanax". La battuta non poteva mancare. Ma subito si ritorna seri e affascinati guardando i palazzi, le corti, le luminarie che puntano alla Chiesa Madre, la Basilica, la "casa paterna".
"Avete un tesoro prezioso", conclude Bianchini alla fine del piccolo tour. "Ne siamo consapevoli e stiamo lavorando affinché tutti ne comprendano il valore", afferma il primo cittadino, salutando e ringraziando i suoi ospiti.
La storia, che ci permette in parte di essere chi siamo oggi, non merita dimenticanze e silenzi. Ogni tanto va rivissuta, anche solo con due passi nel proprio centro storico, anche aggregandosi a un gruppo speciale formatosi eccezionalmente, aprendo le orecchie, gli occhi e il cuore. Non ci sono cose dovute. Non ci sono luoghi scontati.
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