Bianca come il latte, Rossa come il sangue…. Forza come Vita
Torino, primavera. Lo sfondo di un liceo è quello dei mattoni e delle lamiere che costituiscono la maggior parte dell’architettura urbana della città operaia italiana per antonomasia. E’ qui che viene raccontata la storia di Leo (Filippo Scicchitano), diminutivo di leone, un adolescente coraggioso verso la vita, riportata dall'omonimo best seller di Alessandro D'Avenia sul grande schermo, nel film del regista Giacomo Campiotti.
Un ragazzo comune come tanti, come lo sono molti di noi in quella delicata fase dell’esistenza, nella quale hai la forza di conquistare il mondo, ma devi scontrarti, a 16 anni, come a 30, a 40 e a qualunque età, con i problemi della vita, grandi o meno.
Leo crede di non avere sogni, che la scuola non serva a niente e che i professori siano vampiri assetati di studenti. Ci pensa quello di storia e filosofia (Luca Argentero) ad aprirlo al coraggio di dichiararsi alla rossa e delicata Bea (Gaia Weiss) proprio quando la ragazza lotta contro il male che l’ha colpita, la leucemia. Allora è lì che conoscendo la paura di perderla, Leo la sta già affrontando e aiuta Bea, come chiunque farebbe con un amico, con un parente, con la persona amata, per alleggerirle il peso delle terapie, i dolori, quella straziante speranza di poter continuare a vedere, ascoltare, guardare e gustare ciò che solo i sogni e la vita ti danno.
Messa da parte la quotidianità, i luoghi comuni, le reazioni inutili, Leo ci insegna ad essere altruisti perché riempie noi e chi riceve da noi, ci insegna che il tempo sprecato per i rancori è sempre troppo, che si dovrebbe utilizzare per aiutare una persona in difficoltà e per realizzare gli impegni di vita. Vita, come quella che tratteniamo per non farla andare via, Vita come quella a cui ogni giorno dobbiamo sorridere ed essere grati.
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