"Nella vita, sulla scia del grande Maestro, ha indossato i panni del pellegrino"

Il Parrocco della Chiesa Madre ricorda con commozione Tonino Romano

Il giorno 1 agosto si sono celebrati presso la chiesa parrocchiale di San Biagio, i funerali di Tonino Romano con la partecipazione di fedeli di Galatina, rappresentanti dell'Azione Cattolica diocesana ed amici venuti da fuori, nonostante il caldo torrido di questi giorni.
Dopo la Santa Messa si è formato un gruppo di amici degli anni '50 del secolo scorso) giovani di allora ed un aspirantino e si diceva: ”Ora tocca a noi”.
L'aspirantino rispondeva con le parole evangeliche, prese a motto anche dagli scout: estote parati!
Tante volte, penso, Tonino ha ispirato la sua vita a questo principio.
Con il suo passaggio all'altra vita si è ricomposta in cielo la triade che ha educato, in Chiesa Madre, alla fede ed al vivere sociale centinaia di giovani: Uccio Armirotta, Nino Cito e Tonino Romano.
Del nostro vorrei ricordare, come in un flash che illumina frammenti di storia la fedeltà al lavoro, la costanza nella preghiera, la testimonianza della carità.
La conduzione dell'Ospedale di Galatina riconosciuto come modello e gioiello da un punto di vista amministrativo e sanitario, oggi si direbbe di eccellenza.
La scrupolosa atenzione al lavoro intesa come missione sociale ed elevazione della dignità della persona umana. Il lavoro in ospedale non gli impediva di assumere, invitato dai pastori, responsabilità a livello diocesano.
E' stato fedele al Battesimo ed ha testimoniato con parresia la sua fede. E' rimasto legato agli antichi e sempre attuali principi dell'Azione Cattolica, ma aperto e pronto ad accogliere la rivoluzione copernicana del Concilio Vaticano II con la Lumen Gentium e l'Apostolicam Autoritatem.
Ricordo, ogni qual volta finivamo la riunione del Consiglio parrocchiale, che diceva: “E per i lontani cosa facciamo?” Ed io, raccogliendo le carte rispondevo: “E chi sono i lontani?”
Una caratteristica della vita del cristiano è la preghiera: privata, comunitaria, liturgica. Non era raro trovarlo in ginocchio nella Cappella del Santissimo, a pregare senza sussidi di libri o schemi di preghiera. La partecipazione alla Liturgia era esemplare perché era consapevole del mistero eucaristico perché era consapevole che nella celebrazione del mistero eucaristico, soprattutto la Domenica, Pasqua della settimana, si realizzava in pieno il mistero della Chiesa in comunione con la Gerusalemme Celeste. La liturgia era vissuta non come un momento autoreferenziale ma come lode al Signore nella fondamentale e storica dimensione del pellegrino.
La testimonianza della carità. Qui è puro Vangelo: la destra non sappia quello che fa la sinistra.
Una persona perfetta, dunque? Una persona che nella vita, sulla scia del grande Maestro, ha indossato i panni del pellegrino sicuro di camminare non verso l'ignoto, ma verso quel Dio Amore e Redentore che ha tanto amato.

Giovedì, 3 Agosto, 2017 - 00:07