Morbosamente tristi
Dico lutto e penso al silenzio. Dico dolore e penso alle lacrime. Niente obiettivi che insistono su corpi senza vita uno accanto all'altro, niente flash che stordiscono smorfie di incredulità e sgomento accanto a bare poste come pezzi di domino. Abbattuti, uno dietro l'altro.
La tragedia in Irpinia è una pagina nera, l'ennesima, del libro delle assurdità che accompagnano la vita terrena.
A pochi giorni di distanza dal deragliamento di Santiago, torna prepotente lo strazio di ciò che "può succedere".
Errore umano, imprudenza, fatalità: qualunque nome si scelga di dare alle cause di questi avvenimenti, trovare pace è impresa ardua.
Allora evitiamo la morbosità. Scavare non serve, se non per seppellire i morti. E oggi ce ne sono tanti per cui pregare. In silenzio, tra le lacrime. Senza riflettori.
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