Mimino Toma al museo di Galatina, ora!

Lo conobbi un giorno come un altro: non stava bene e io mi trovai a occuparmi di lui. Capii presto che non sarebbe stato facile: conosceva il proprio corpo alla perfezione e maneggiava i farmaci con maestria, zig zagando tra fegato, reni, cuore con una perizia che mi lasciava stupito. Forse conquistai la sua fiducia, quando mi mostrai convinto dei suoi convincimenti tanto da offrirgli un distillato del suo e del mio modo di vedere che forse lo persuase. Intelligenza acuta pensavo, mai supponendo il resto. Poi, tempo dopo, mi chiamò al telefono perchè lo andassi a trovare a casa e io mi presentai con qualche  aggeggio  da medico. Potevo risparmiarmelo: l'invito trascendeva un motivo clinico e traeva invece linfa dal bisogno assoluto di comunicare, o di rivelare piuttosto, una genialità  celata, nascosta nelle parole che man mano proferiva tanto da produrmi stupore, più di quanto non avesse già fatto la vista inaspettata di una singolare pinacoteca della quale ero circondato, ove si spaziava tra Caravaggio, Leonardo, i fiamminghi, Velasquez, De Chirico...
Non può essere, pensavo, osservando le Opere che mi emozionavano quasi fossero l'originale. Anche le parole erano musica per le mie orecchie. Sto vivendo un sogno. Nelle tele vedevo non mere riproduzioni, ma sofferenza di chi con un talento artistico senza eguali aveva faticato per essere Botticelli, Bramantino, Mantegna, Hans Memling... Per ogni opera uno studio, un pathos, un calarsi nel secolo, nei conflitti, nelle gioie e nei dolori dell'Autore, per trasmettere tutto ciò ai giovani, ai suoi ragazzi, agli alunni.
Non ho mai visto né vedrò nulla di simile. Ora il Maestro riposa per sempre, ha trovato una pace assoluta che credo lo gratifichi  perchè se ne è andato a mio avviso soddisfatto. I messaggi che ha lasciato sono tanti, ma uno credo di averlo capito tanto da poterlo scrivere: la passione, la tenacia, l'onestà morale sono le chiavi per impadronirsi di quella conoscenza che serve a vivere degnamente la vita, avendo qualcosa di bello da dire agli altri. Il suo “bello” lo ha trasmesso con le tele, un patrimonio preziosissimo del quale le generazioni future di Galatina e di tutto il mondo non possono e non devono privarsi. E' dunque questa sorta di lettera una specie di speranza, di esortazione, ai decisori, alle persone che governano la città, perchè presto, prestissimo, subito, trovino il modo per assicurare a tutti il godimento dell'opera del Maestro Mimino Toma, ospitando in una degna sala del Museo Cavoti le sue incredibili Opere.

Domenica, 18 Agosto, 2013 - 06:15