La tragedia. E il suo contorno.

Se vi si è strappato qualcosa dentro, se quel boato non ha raggiunto le vostre orecchie, ma in qualche modo dal momento dello schianto le mani hanno iniziato a tremare e vi si sono riempiti gli occhi di lacrime, smettete di cercare dovizia di particolari su questo o quel morto. Lasciate stare i commenti di chi arriva sul posto prima di tutti non per raccontare, ma per curiosare. Non fatevi impietosire dai filtri che mettono per dire quello che dicono, dai ricami con cui caricano la notizia per renderla sceneggiatura di un film improvvisato.
La tragedia ferroviaria di stamattina sulla Andria-Corato non ha bisogno di orpelli, di opinioni, di plastici per ricostruire ciò che è stato (compito che non spetta a noi), di amplificare il dramma immaginando un perché dietro le posizioni dei passeggeri, di mettere in bocca il microfono a chi ha appena visto la morte passare davanti ai suoi occhi spaventati e scegliere qualcun altro.
La tragedia di stamattina si scrive da sola, inesorabile, triste. Ti si butta in gola come magone che strozza il respiro. Tutto il resto lascia al vento parole che interpretano, non informano.
E poi c’è la gente che vuole fare qualcosa, che appena ha saputo del bisogno di sangue non ci ha pensato due volte. La telecamera che testimonia le lunghe file davanti ai trasfusionali non serve. Sappiamo quanto l’animo umano, immensamente crudele in molti casi, riesca a essere infinitamente solidale con il prossimo in tanti altri. La chiamano empatia. Forse è semplice amore. Ancora più grande quando silenzioso.
Non si scomodino i politici, restino pure sulle loro poltrone, vadano ai vari appuntamenti in agenda, non stravolgano i propri piani per fare presenza. Tanto è l'assenza l'odiosa protagonista di oggi e chi non c'è più non tornerà indietro.
I suoi familiari non troveranno sollievo nelle loro facce da circostanza, nella loro gara a dire la frase più struggente. Non ora, probabilmente mai.
Il contorno al dramma sembra scritto per altre vite e altre storie che non sono quelle di chi vuole rispetto. Non sono le nostre.

Martedì, 12 Luglio, 2016 - 18:13