La carta blu è terminata

C'erano angoli in cui il rifugio era immersione in un mondo di fantasia. O semplicemente di svago ed emozione. Immersione in un…tuttomare dalla carta blu.
Quell'angolo che spunta tra via Gallipoli e Viale Santa Caterina Novella a Galatina oggi ha una saracinesca abbassata, un grazie sul vetro e più di qualche lacrima di nostalgia che accompagna il suo saluto.
Per trentacinque anni i bambini, e forse un po' anche gli adulti, hanno dato forma ai propri sogni lasciando la quotidianità al grigio e colorando un attimo di evasione con l'inconfondibile involucro che abbracciava una bambola, una macchina, un puzzle, un gioco da tavolo.
E dopo trentacinque anni Tuttomare toglie la sua storica insegna e mette fine a una lunga storia d'amore tra un passato fatto di regali e desideri e un presente ormai troppo immerso nella grande distribuzione per apprezzare ancora quell'angolo di marzapane da godersi a morsi a Natale o a sorpresa in un momento qualsiasi tra la scuola e le vacanze.
Quello che riguardava la pesca e gli abissi si era quasi spontaneamente messo da solo in secondo piano, per tornare a dominare negli ultimi periodi insieme all'abbigliamento sportivo, prima della decisione di chiudere e dire basta.
Tuttomare e le persone che per gran parte della loro vita hanno dedicato le giornate a far sorridere gli altri nel dono di una fiaba, lasciano il silenzio stonato di un vuoto che non sarà mai completamente riempito, non dal consumismo odierno, non dalla quantità che raramente ha a che fare con la felicità. Lasciano e ringraziano.
Ma il grazie è doveroso da tutta la cittadina, in particolare da chi, oggi adulto, aveva allora, proprio in quell'incrocio, la meta di un viaggio fatto di avventure rocambolesche che nella testa portavano lontano e nella realtà facevano capolino tra quegli scaffali di balocchi e arcobaleni.
Quando qualcosa termina, una magia si spezza inesorabilmente. Niente però potrà cancellare la meraviglia di un'atmosfera che ci ha fatto crescere, nella consapevolezza che niente era dovuto. Comprare un giocattolo era la vittoria di un sacrificio e di un impegno. Una conquista. Un sapore che adesso non si gusta più.

Sabato, 29 Ottobre, 2016 - 00:19