I cinque passi indietro del decreto sicurezza approvato ieri dal Senato

1- Abolizione della protezione umanitaria. 2 - Raddoppio del trattenimento dentro hotspot e centri per il rimpatrio (che passa da 90 a 180 giorni, per quello che si delinea come una sorta di sistema detentivo parallelo). 3 - Restrizione del sistema Sprar (non ne potranno più usufruire i richiedenti asilo, che finiranno invece nei Cas, Centri di accoglienza straordinaria: grandi strutture a gestione privata). 4 - Perdita dello status di rifugiato (oltre a violenza sessuale, produzione, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, estorsione, vengono introdotte anche violenza o minaccia a pubblico ufficiale). 5 - Stretta su sicurezza e occupazioni (si prevede il carcere fino a quattro anni per chiunque blocchi o ingombri una strada e per chi organizza occupazioni) ed estensione del Daspo urbano (che oltre a stazioni o aree turistiche, potrà essere disposto anche in mercati, fiere e pubblici spettacoli). Sono questi i cinque punti a mio avviso più critici del Decreto sicurezza approvato dal Senato poco fa.
Cinque punti che segnano un netto passo indietro rispetto alle politiche su sicurezza e accoglienza di questo paese e che, nel complesso, finiranno col rendere più fragile il sistema e più insicuri tutti gli altri: migranti, residenti, operatori e forze dell’ordine. D’altra parte, restringere lo spazio dei diritti di alcune minoranze (rifugiati e richiedenti asilo) al fine rendere più sicura la maggioranza (gli italiani), smantellando per altro il sistema di accoglienza diffusa sui territori, non solo è sciocco ma anche piuttosto dannoso. In particolare, con il ridimensionamento degli Sprar si va a colpire per ragioni puramente ideologiche e che nulla hanno a che fare con una maggiore sicurezza dei cittadini, un modello che ha dimostrato funzionare bene e capace di generare posti di lavoro. Il sistema Sprar si basa su una rete di progetti territoriali dislocati su tutto il territorio nazionale e che, oltre all’ordinario, garantisce servizi di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento a chi ne beneficia. Un modello che coinvolge i migranti, le comunità che li ospitano e gli operatori che lavorano all’interno dei vari progetti. Proprio questi ultimi, insieme ai migranti, saranno i più colpiti da questo decreto. Con il ridimensionamento degli Sprar, infatti, si calcola che solo nel Salento si perderanno circa 1000 posti di lavoro, per quella che si prefigura come la beffa occupazione che seguirà al danno sociale. Tutto questo lo capiremo bene quando irregolari e clandestini non diminuiranno ma aumenteranno, insieme alle opportunità di disperazione e di disagio. E alle spese. A cominciare proprio dai Cas, che diventeranno delle costose cattedrali di detenzione, con tutto il carico di burocrazia, difficoltà e tensioni che questi posti si portano dietro per definizione. Insomma, con il decreto sicurezza, che porta tanto la firma della Lega quanto quella del M5s, stiamo creando le condizioni per innescare una bomba sociale che esploderà, ancora una volta, a carico delle comunità locali, cioè a carico nostro, che chiediamo sicurezza ma raccogliamo, ancora una volta, propaganda.

Giovedì, 8 Novembre, 2018 - 00:04