I cento anni del professore Salvatore Forcina

Sapevo questa mattina che l’appuntamento di oggi sarebbe stato speciale: avevo un appuntamento con le emozioni, un appuntamento non facile perché non è mai facile raccogliere le emozioni, ancora meno facile è condividerle. Avrei incontrato il professore Forcina, il prof. della mia adolescenza, e non solo della mia, avrei incontrato il mio professor Forcina e con lui tutti i professori del mio liceo, quelli che ancora ci sono e quelli che non ci sono più. Li avrei incontrati tutti. E tra di loro avrei incontrato anche mio padre e lo avrei come reso presente con la mia presenza in questo luogo dell’anima che è il palazzo della cultura già sede nei suoi spazi, con le sue aule, del liceo Colonna, da noi tutti frequentato.
Ma avrei incontrato anche l’amico di famiglia quello delle estati al Litta e delle “polpette di nonna Pietrina” e delle messe un suffragio nella piccola cappella cuore degli autunnali incontri di famiglia.
Ecco perché, ritornando ad oggi ai cento anni da festeggiare, d’intesa con la sua famiglia, non c’era luogo migliore di questo, le vecchie aule verso cui come per un ritorno a casa gli alunni di ieri, della lunga stagione d’insegnamento del professor Forcina, sarebbero venuti. A loro mi è sembrato opportuno aggiungere la rappresentanza degli alunni del liceo Colonna di oggi con la Dirigente.
Un appuntamento con le emozioni di chi come me oggi da docente sente di essere parte dell’eterno gioco fatto di imitazione e di prese di distanza, laddove alla fine si vince la propria identità. Gioco necessario ed utile. E allora imitiamo, amiamo, scegliamo il modello di uomini e di donne che hanno saputo essere, i nostri adulti di riferimento!
Ecco perché fermarsi a festeggiare nella città cento anni è voler celebrare un’icona vivente di vita a cui augurare “ancora più vita” e se ai nostri allievi adolescenti doniamo l’Ode alla vita del grande Neruda nel momento in cui vanno oltre la parentesi di vita trascorsa con noi, io oggi venendo l’ho riletta e mi è apparsa in tutta la sua grandezza se declamata come bilancio di questa tappa importante, come conferma di una vita vissuta bene. E allora “ancora più vita” al mio professore!

(Dal saluto pronunciato
da Daniela Vantaggiato, martedì 10 novembre 2015, ore 10,30  Sala Siciliani – Palazzo della cultura, per i cento anni del professor Salvatore Forcina)

Salvatore Forcina è nato a Formia, in provincia di Latina, il 10 novembre 1915. A Formia ha frequentato il liceo classico ed ha avuto per compagni di scuola il pittore Domenico Purificato ed il futuro presidente della camera Pietro Ingrao. Probabilmente fu proprio Pietro Ingrao a salvargli la vita, quando, incontrandosi i due amici, per caso, il 23 marzo del '44 nei pressi di Via Rasella, a Roma, Ingrao gli sussurra : "Non passare da via Rasella ... sta succedendo qualcosa ... ".  l due amici si salutano frettolosamente e "Pierino" aggiunge: “Totore, da questo momento, se mi incontri, tu non mi conosci". Si incontreranno poi ancora a Lecce negli anni 70.
Si laurea a Roma con lode nel 1940 in Scienze naturali e ricorda ancora il suo 30 all'esame di fisica con Enrico Fermi. Nell'estate del ‘43 la guerra devasterà Formia e la famiglia Forcina, la cui casa sul mare era stata bombardata e completamente distrutta, decise di rifugiarsi in montagna, verso Cassino. Pochissime sono le cose che si possono portare in questo esodo. Salvatore decise di portare con sé soltanto il suo diploma di laurea che era la sola garanzia della sua identità nel presente e che rappresentava il suo futuro.
Vincitore di concorso a cattedra per i licei nel 1944, tra le varie sedi possibili scelse Galatina, pensando di raggiungere più facilmente una sede che sperava di poter lasciare quanto prima. Invece il preside del liceo classico, Prof. Duma, è gentile con il giovane professore che viene da luoghi dove la guerra è stata molto dura. Lo invita in campagna da una sua cugina che ha due figli quasi della sua stessa età.  Lì conosce Maria Ferraro che sposerà il 28 aprile 1945,e con la quale festeggerà i 70 anni di matrimonio poco prima di perderla nel luglio di quest'anno.
Nascono Bruno nel 1946 e Marisa nel 1952.
Per lunghi anni il liceo classico Pietro Colonna sarà il luogo che, attraversando Piazza Fontana, egli raggiungerà con passo veloce, ogni mattina, per il suo insegnamento di scienze e dove. insieme con illustri e indimenticabili colleghi, formerà generazioni di studenti galatinesi.
Avrà l'incarico di Preside nello stesso liceo dal 1960 al 1967, ma lo lascerà perché attratto da una novità assoluta: la possibilità di avviare un corso sperimentale di insegnamento della biologia basato sulla esecuzione di esperimenti di Laboratorio e anche perché vuole tornare ad avere il contatto diretto con i suoi amati studenti. Con docenti selezionati dal Ministero della Pubblica Istruzione in Italia partono cento corsi sperimentali. Resteranno attivi dieci, di cui tre in Puglia, e quello di Galatina continuerà sino al suo pensionamento nel 1975. Negli anni successivi ha sempre conservato una grande curiosità intellettuale e un vivo interesse per la scienza e la politica.Ha 3 nipoti e 3 pronipoti.

 


Sabato, 14 Novembre, 2015 - 00:07

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