"Finché morte non ci separi"

Ma quando davanti all’altare abbiamo detto “sì”, e insieme abbiamo pensato “finché morte non ci separi”, io immaginavo che ci stessimo riferendo alla morte naturale, immaginavo la nostra vita insieme per sempre, una vecchiaia lunga accanto a figli e nipoti, condividendo la buona e la cattiva sorte e poi, il più tardi possibile, la morte. E invece tu a cosa pensavi? Pensavi già alla mia morte, se non avessi più corrisposto il tuo amore? Pensavi già di farmi fuori, se tu avessi incontrato un’altra persona più giovane e attraente? Era questo che intendevi tu nel ripetere “finché morte non ci separi”? Sì, era questo, ma io non lo sapevo, non potevo immaginarlo e non l’ho sospettato mai finché non ti ho visto con quel coltello in mano, finché non ho letto nei tuoi occhi l’espressione terrificante del più crudele degli assassini, finché non ho sentito la lama entrare nella mia carne e il mio sangue caldo scorrere sulla pelle. Davanti all’altare, benedetto dal sacerdote, avevo accanto il mio carnefice… ma come avrei potuto immaginare una cosa del genere quando mi tenevi tra le braccia, quando abbiamo pianto di gioia alla nascita dei  nostri figli?… i nostri figli… Ho avuto dei figli da un assassino che ha ucciso me e che è stato capace di ammazzare anche loro.
Accoltellando loro hai ucciso una parte di te, la parte migliore, quella che non ritroverai mai più.  Hai firmato la tua condanna e per sempre resterai Caino, a cui Dio chiederà conto per l’eternità del sangue di Abele. Abele sono io, siamo noi: io e i figli tuoi, innocenti come tutti i bambini che non saranno adulti mai, perché hanno avuto in sorte un genitore indegno di questo nome. Marito, padre…con quanta leggerezza hai preso in prestito dalla vita questi ruoli che non ti appartengono.
Ora lo so: non sei stato marito e non sei stato padre, non hai mai conosciuto profondamente il significato di queste parole, padre, marito. Tu non sai cosa vuol dire amore, eppure con quanta facilità ti riempivi la bocca con questa parola che sulle tue labbra ha perso il suo senso, perché tra le labbra e il cuore di un assassino c’è l’abisso.
Ora che la morte ci ha separati davvero, senza che abbia deciso lei ma tu al suo posto, imponendola a me e ai tuoi figli, credimi, sei morto anche tu e la tua morte sarà tanto più lunga, sarà una morte senza fine, un’eterna agonia con la condanna di vivere con te stesso da cui, purtroppo per te, non potrai separarti. Neanche oltre la morte…

Mercoledì, 18 Giugno, 2014 - 00:08