"Felice sì, ma son Fedele"

Anche con il passo ormai lento la tua mente viaggiava veloce. E chi la fermava? Indietro per raccogliere i ricordi, tanti, ogni giorno, perché ogni giorno ne aveva uno da raccontare. E avanti per il futuro che immaginavi per noi, i tuoi ragazzi, oggi giovani adulti con una cicatrice profonda nel cuore che ci hai insegnato ad allenare con il sorriso.
Non sei stato meno severo di quanto tu non sia stato gioviale, don Fedele, ma mai un tuo rimprovero ti faceva salire in cattedra. Alla cattedra preferivi appoggiarti per farci viaggiare nei dettagli dei tuoi cammini e della gente che hai incontrato lungo la tua strada. Così abbiamo preso l’aereo immenso delle tue parole per volare da una parte all’altra, sulla scia dell’espressione che assumeva il tuo viso nel descrivere luoghi ed esperienze di condivisione uniche.
Il tempo ha cambiato tutto, ha cambiato anche la Chiesa, ha cambiato il modo di interpretare le cose e di rapportarsi alle problematiche di questo mondo. Tu no, non sei cambiato. Se gli anni gradualmente ti hanno segnato nel corpo, mai ti hanno velato gli occhi, mai ti hanno fatto vacillare nella fermezza di un messaggio di speranza e altruismo che ha caratterizzato la tua vita di uomo e sacerdote dedito al prossimo.
Incrociarti per strada diventava ricchezza anche nella “minaccia” sorridente: “A te devo tirare uno scappellotto”. Sapevo a cosa ti riferivi. E sapevo che seguivi anche nel silenzio e nella massima attenzione il dibattito che un pensiero, una parola, uno scritto volevano aprire per non lasciare che tutto si trascinasse nell’ovvio di chi crede di avere tutte le risposte.
Solo una è stata sempre salda e certa e tale deve continuare a essere, proprio come tu ci hai insegnato, la risposta dell’amore che prende di petto solo le battaglie in cui non c’è lotta, ma un abbraccio fraterno.
Il tuo era quello di un padre, di un amico, di un animo umile pur avendo dentro un’esperienza straordinaria che pochi possono dire di aver raccolto nella propria vita.
Felice! Felice!”. Non ricordo in quale Paese eri quando qualcuno per chiamarti urlava così.
Felice sì, ma son Fedele”, gli hai risposto con ironia. Nomen omen. E non solo.
Ti immaginiamo oggi emozionato al cospetto della luce dell’eternità a cui speriamo tu ci possa ancora affidare tutti.
Ci vediamo di là. Devi ancora darmi quello scappellotto.

Don Fedele, addio al "padre di tutti"

Venerdì, 30 Settembre, 2016 - 00:07

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