Far diventare un terminal il casello cadente sulla via di Lecce. Qualcuno si ricorda ancora di Gino Anchora?
Caro direttore, qualche giorno fa navigavo in rete e mosso dalla curiosità di visionare immagini che ritraevano la nostra amata Galatina, mi sono accorto che le foto dedicate alla nostra città sono tante. I soggetti fotografati sono per lo più architettonici e volendo stilare una graduatoria, il primo posto se lo aggiudica la Basilica di Santa Caterina D’Alessandria, seguita dalla facciata barocca della chiesa Madre dedicata ai Santi Pietro e Paolo e la chiesetta di San Paolo pozzo compreso. Sono rimasto sorpreso nel vedere le tante foto che ritraggono l’insegna del negozio Caccia e Pesca ormai chiuso da tanti anni e ubicato in via Vittorio Emanuele (via dell’Orologio), certo non mancano i particolari dei palazzi signorili delle varie epoche e l’icona del famoso pasticciotto. Da cittadino che vive in questa splendida città, potrei dire di essere orgoglioso di vedere tante foto che parlano bene del nostro territorio ma ahimè le cose non stanno per niente così.
Ci sono foto che non ci rendono del tutto orgogliosi, per esempio quelle che hanno come soggetto l’ingresso di Galatina, quello che accoglie i turisti provenenti dalla strada provinciale 362 che collega Lecce con Galatina.
Caro direttore, insieme alla mia lettera le ho inviato alcune foto che ritraggono la struttura del casello ferroviario ubicato proprio nel luogo che accoglie il turista e i tanti viandanti che si recano in città. Mostruoso e orrendo, dove degrado e incuria sono in bella vista e non fa onore a una città d’arte come Galatina. Vero è che quella struttura è parte della storia ferroviaria del nostro territorio Salentino, dunque dovrebbe essere ristrutturata e destinata a uso della collettività locale. Si potrebbe creare una sala d’attesa per i tanti pendolari che la mattina presto aspettano i pullman per recarsi a lavoro fuori Galatina, quei pendolari che sino ad oggi hanno avuto come riparo dalla pioggia e da altre intemperie la pensilina di quel negozio di idraulica situato proprio vicino al casello. Pensi un po’ direttore, se quella struttura (il casello) potesse essere un punto di fermata delle littorine della Sud-Est, proprio nel giorno del mercato settimanale, quante persone forestiere potrebbero venire a Galatina sapendo che il treno ferma a ridosso del mercato. Caro direttore, a parte le mie idee, quel luogo deve essere risanato, Galatina non si può permettere di accogliere i turisti in questo modo. Spero che il Sindaco Dott. Montagna e il Presidente della Provincia Dott. Gabellone trovino al più presto una soluzione per questo problema che danneggia l’immagine del Salento.
P.S. Dimenticavo, quando mi sono recato per scattare le foto, ho parlato con la proprietaria del negozio e della pensilina, mi suggeriva la necessità delle strisce pedonali, perché quella strada è molto trafficata, sia i pendolari sia gli anziani residenti, corrono seri pericoli nell’attraversarla. Come lei ben ricorda in quel luogo perse la vita, il nostro caro concittadino Prof. Gino Anchora, speriamo che qualcuno accolga la richiesta di questi cittadini.
Caro Vito, quell'11 ottobre 1999 è rimasto scolpito, come un giorno di grande dolore, nella memoria di quanti ebbero la fortuna di conoscere ed apprezzare Gino Anchora. I suoi cari aspettano ancora che tutti i politici che si sono succeduti a Palazzo Orsini onorino il suo ricordo intitolandogli il rondò della tangenziale-est posto su via Corigliano. A suo tempo fu, in sostanza, questo il suggerimento che Antonio Gabellone diede al Sindaco Coluccia. L'assessore Antonio Garzia portò in Giunta il provvedimento che però si arenò senza spiegazioni ufficiali. La Sua lettera dà l'occasione di riproporre quell'iniziativa al Sindaco Montagna ed alla sua maggioranza.
Temo, invece, che sia il Sindaco, sia il Presidente della Provincia non abbiano il potere di far restaurare il casello. La proprietà è delle Ferrovie Sud-Est. Probabilmente il Primo Cittadino potrebbe imporre ai proprietari di tenere in maniera decorosa le zone all'ingresso della città ma non credo possa fare molto altro. Nella speranza di sbagliarmi, ti saluto molto cordialmente. (d.v.)
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