Facciamo. Punto.
"Sono un uomo e ho sbagliato: non c'è da meravigliarsi". Nella campagna di comunicazione che ha accompagnato l'inaugurazione del nuovo Cavallino Bianco l'aforisma di Menandro si mescolava agli altri. Stralci del teatro di ogni tempo. E il tempo di oggi? L’errore che ha reso evidente è stato probabilmente di valutazione.
Il sipario si sarebbe dovuto aprire per tutti, allo stesso momento. E in quel preciso momento concedere un contatto diretto, fisico, con l’emozione. Invece troppi sono stati gli inviti specifici e troppi si sono persi. I galatinesi, padroni di casa prima di chiunque altro tra le poltrone rosse e le luci soffuse del ricordo, avrebbero dovuto avere via libera e non sostare dietro le sbarre di un cancello che ieri sera avrebbe dovuto buttare via qualsiasi lucchetto.
La grandiosità dell'evento non si tocca, per carità. Il quadro che sacrificio, caparbietà e nostalgia sono stati in grado di dipingere in due anni commuove. Ma la frenesia del fare bene per confezionare tutto al meglio non ha tenuto conto di qualcosa che avrebbe dovuto superare l'apparenza di un attimo ed entrare dritto al cuore per rimanerci a lungo, senza strascichi di rancore. E, almeno in parte, si è arrivati a fare male.
Nessuna colpa in mala fede. Organizzazione senza dubbio difficile per questa manifestazione in cui si sono sovrapposte esigenze di sicurezza a liste interminabili di nomi che non potevano e non volevano mancare. Come d'altra parte ogni galatinese affezionato al Cavallino.
In quest’ottica vogliamo immaginare delle scuse già rivolte a chi si è sentito per un attimo tradito, ma che speriamo abbia deciso di approfittare comunque dell'apertura straordinaria del teatro per gustarsi il bello che questo edificio storico ha da offrire. Allora il plauso all'amministrazione non può non essere fatto perché l'impegno in tal senso non è mancato. Va fatto insieme a quello alla Regione Puglia che ha finanziato il progetto e che, con la presenza di Michele Emiliano e Loredana Capone, ha appoggiato ancora di più ciò che è stato compiuto. Ma va fatto soprattutto a chi non ha perso le speranze nel lato positivo delle cose e pretende quotidianamente una rivoluzione culturale necessaria e dovuta. Perché la cultura, nonostante ci sia chi la definisce in modo diverso relegandola a un angolino elitario, ha braccia grandi e stringe a sé anche questo. Non solo una Elena Sofia Ricci che si augura di calcare presto il palco del Cavallino Bianco o un Gad Lerner che parla di arte, non solo i politici che tagliano nastri. Anche, ma non solo.
"Una madre, un padre che realizzano la propria famiglia, un operaio che lavora, se viene data loro la coscienza o la conoscenza dell’essere madre, padre, operaio, se non si compie su di loro l’azione terroristica di considerarli in uno stato subalterno, creano veramente la forma di vita, fanno cultura, esattamente come un letterato, un giornalista, con la stessa dignità". Come non dare ragione a Giovanni Testori? Il drammaturgo usava parole rivoluzionarie nella loro semplicità. Vere. "La cultura è la forma di tutte le ore, di tutti i giorni, i mesi, gli anni della nostra esistenza, sentita come rapporto di comunione". Ecco, l'obiettivo di Mimino Montagna e della sua Giunta, di chi verrà dopo e del futuro in generale, sia permettere questa comunione, fatta di studio, libri, copioni, ma anche di svago e divertimento, fatta di grandi opere e anche di sbagli. Siamo uomini e donne. E sbagliamo. L'intento deve essere però sempre lo stesso: fare cultura, coinvolgendo chiunque abbia il desiderio di concorrere al sogno di costruire un posto migliore in cui vivere. Tutti. Anche i maestri dell'orchestra sinfonica di Lecce che hanno protestato all'ingresso del teatro usando la pacifica arma che meglio sanno maneggiare, quella della musica. A loro Luigi Fracasso, dal suo pianoforte, ha fatto sentire tutta la sua solidarietà.
"Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene", ha detto il sindaco di Galatina. Già. Ciò che va liscio viene spesso ignorato e molti galatinesi hanno il brutto vizio di preferire la critica alla lode. E quindi il rumore.
Allora facciamo silenzio. Anzi, facciamo. Punto.
Elena Sofia Ricci legge la storia del Cavallino Bianco VIDEO
Immagini dell'inaugurazione VIDEO
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