"Donne svegliatevi!" Siamo sveglie e indignate!

Direttore, mentre le pseudo femministe si lamentano dell’eccessiva attenzione rivolta dai media al corpo delle donne, succede che in Sudafrica un uomo, forse in preda ai fumi dell'alcol e/o della droga, uccide la sua fidanzata e viene condannato a soli 5 anni di carcere con l'accusa di omicidio colposo. La cosa ancora più squallida, se possibile, è che il Giudice che pronuncia la sentenza è una donna: tal Thokozile Masipa; questa signora in toga ha quantificato in 5 anni il valore di una donna...
Mentre le pseudo femministe sono affaccendate a disquisire di cerette e altre paccottiglie analoghe succede che in un paese neanche molto lontano geograficamente da noi, l’Iran, una donna o meglio una ragazza di 26 anni viene impiccata per aver reagito ad un tentativo di stupro uccidendo il suo stupratore.
Ricordo ancora, con vergogna, quanti e quante si sono scandalizzati/e a Galatina quando hanno fatto la loro comparsa alcuni manifesti sicuramente bruttissimi, che ritraevano in formato gigante dei corpi femminili in abiti succinti.
Facebook è stato invaso per settimane di post di donne e ragazze che si sentivano offese, che chiedevano a gran voce la rimozione di questo obbrobrio.
Queste donne insieme a tante Associazioni presenti sul territorio (Associazioni Dna Donna, Udi Macare Salento, Intervalla Insaniae, Galatina2000, Galatina Letterata, Galatina Arte Storia Cultura) hanno sollevato un così grande polverone tanto da costringere l'Amministrazione Comunale ad approvare in fretta e furia un regolamento per le pubblicità in linea con le richieste delle associazioni stesse: niente più immagini o affermazioni lesivi della dignità della donna e della persona.
Ricordo ancora, con grandissima vergogna, tutti i siti di informazione locale che si sono affrettati a pubblicare la notiziona manco fosse lo scoop del secolo.
Donne svegliatevi: il mondo gira e gira così forte che non vi state neanche rendendo conto di quello che succede intorno a voi. (Piero Luigi Russo)


Gentile Piero, ho chiesto al direttore di poter essere io a dare seguito alla sua lettera perché determinati argomenti mi coinvolgono in modo particolare, nonostante dalle sue parole si evinca una strana demotivazione nei confronti di chi si batte per i diritti delle donne.
Credo che questa lotta dovrebbe essere nelle mani non solo delle femministe, ma anche, e forse soprattutto, degli uomini. Che prima stuprano e poi mettono un attimo a condannare a morte la loro vittima. Dopo averla già uccisa dentro.
Di cosa accusa le donne che invita a svegliarsi? Davvero crede che non ci si accorga di quello che succede intorno? Mogli, madri, figlie, qualsiasi colpo l'ingiustizia e l'insensibilità del mondo diano ai loro volti, ai loro corpi e alle loro anime, fa tremare le gambe a tutte coloro che, anche solo minimamente, si immedesimano in quelle situazioni.
Cambiare le cose è un'utopia? Probabile. Per quanto io sia rimasta nauseata e addolorata dall'impiccagione della povera Reyhaneh Jabbari, accanto alla rabbia ho immagazzinato nel cuore quell'impotenza che la consapevolezza di determinati meccanismi impone. Questo non vuol dire stare fermi, subire passivamente le decisioni altrui. Ma la mia voce non avrebbe slegato quel cappio prima dell'esecuzione. Lo so io. E lo sanno tutti.
Allora ci muoviamo nel nostro piccolo, provando nausea per i manifesti che trattano la femminilità come merce da esporre perché forse, nel proprio territorio, qualcosa di concreto si può fare riguardo al rispetto.
Di sentirmi dire che mi devo svegliare, mi scusi, ma proprio non ci sto. Sono fin troppo sveglia e non sono la sola, glielo posso assicurare. Il suo, e mi dispiace, mi sembra un volersi lavare le mani. Se le donne vengono schiacciate e umiliate non può essere colpa delle donne stesse. Non solo, almeno.
E se le cose non evolvono è per un immobilismo che coinvolge gli uomini in primis.
Il problema è più profondo rispetto alle chiacchiere che stiamo consumando in questo momento, ha grosse radici in abitudini, usi, interpretazioni religiose che danno per giusti atti che invece di giusto non hanno nulla.
Noi (donne) ci indigniamo, ci arrabbiamo, piangiamo, scriviamo (perché no) il nostro dissenso sui social network, seguiamo la cronaca, la commentiamo, chiediamo agli amministratori di salvaguardare la dignità dell'essere umano.
Lei cosa sta facendo? Sta puntando il dito su quelle battaglie che, pur microscopiche rispetto ai mali del mondo, hanno comunque avuto il merito di affrontare dei punti interrogativi. E ne sta provando incredibilmente vergogna.
La sua lettera mi lascia quindi più che perplessa.

Cordialmente la saluto. (Valentina Chittano)
Mercoledì, 29 Ottobre, 2014 - 00:07