Creatività, aveva un 'cognome', si è fatto un 'nome'
La parola chiave per sintetizzare la serata del concerto di giovedì 12 settembre è creatività. Creatività del musicista Paolo Jannacci che, con la complicità del chitarrista Luca Meneghello, ha sorpreso e rapito il pubblico affezionato de “I Concerti del Chiostro”. Nella sala del Teatro Gallerie Tartaro, dove l’acustica è stata ottima alleata del pianoforte e della chitarra, abbiamo assistito ad uno spettacolo coinvolgente e convincente fino all’ultima nota, e chi pensava a Paolo Jannacci come al giovane “rampollo” che sta avendo successo grazie al cognome che porta, si è trovato davanti ad un artista che brilla di luce propria. Ed è proprio luce e colore ciò che Jannacci ci ha presentato attraverso la sua originalissima interpretazione della realtà e della fantasia, usando il “linguaggio planetario della musica che non ha bisogno di essere tradotta” ma entra immediatamente nell’anima senza mediazioni.
Stupendi i pezzi da lui composti come “Solaris”, viaggio immaginario nello spazio e nell’ignoto che ci attrae e ci spaventa allo stesso tempo, o “Aurora” in cui si avverte lo slancio verso quello che sarà, al di là della sottile linea di demarcazione tra il passato e il futuro del giorno che nasce. E ancora “Allegra” dedicata alla figlia, musica dettata dalla gioia che continuamente si rinnova nell’essere padre.
Ma la creatività di Jannacci non si ferma a ciò che compone ma investe anche la musica di grandi come M. Legrand o Ennio Morricone, le cui composizioni sembrano essere smontate, come in un favoloso LEGO, per poi essere rimontate in un modo inaspettato che sorprende tutti. Tra un pezzo e l’altro, un semplice e sincero colloquio col pubblico, come in una festa tra amici a cui si vuole dedicare il meglio di sé.
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