Coronavirus, quando respirare non è più così scontato

Luigi Rizzo, galatinese di 40 anni, ricoverato a Ferrara con polmonite da covid-19

La sensazione è quella di avere un coltello nei bronchi”. Luigi Rizzo, 40enne fisioterapista di Galatina, parla da un letto dell’ospedale di Ferrara. Lì è ricoverato da qualche giorno. Lì ha scoperto di essere positivo al covid 19.
Chi lo conosce fa fatica a sentirlo serio mentre racconta quello che gli è successo. Prova infatti a tirare fuori un po’ della sua proverbiale ironia (“Non sapevo come fare notizia e mi sono inventato questa cosa plateale”), ma poi torna a parlare con il tono di voce di chi sta toccando con mano il male che tanto ci sta facendo paura, ma che di fatto molti di noi fanno fatica a focalizzare.
Dovrebbero mandare in tv un live streaming dalle terapie intensive degli ospedali - afferma Luigi - invece delle regolette da seguire accompagnate da quella musica antipatica. Solo così ci si renderebbe conto davvero di cosa sta accadendo”.
Luigi Rizzo, con il suo estro legato a una passione innata per la fotografia, è laureato in veterinaria. Da qualche anno si è specializzato in fisioterapia ed esercita a Bologna, dove vive.
Il mio iter inizia il 6 marzo - racconta - sono entrato in contatto con un caso di coronavirus nella casa di riposo dove lavoro. Poiché a Bologna abito con mia sorella e la sua famiglia, mi sono autoisolato a Ferrara, nella casa universitaria disabitata dei miei nipoti. Avevo avuto qualche decimo di febbre, arrivando al massimo a 37,8, ma non volevo rischiare. Ho iniziato con dei dolori muscolari, come quando prendi freddo dopo aver sudato; poi bruciore alle mucose del naso e agli occhi”.
Con il passare del tempo però la situazione si è andata evolvendo, portando Luigi ad avvertire sempre maggiore debolezza.
Non so descrivere cosa mi stesse succedendo - continua Luigi - sabato scorso i primi colpi di tosse che già la domenica si erano intensificati. Non riuscivo più ad alzarmi. Mi buttavo dal letto al divano, tremavo. Sentivo proprio la forza che mi stava abbandonando, mi veniva da piangere quasi inconsciamente e i miei pensieri non erano più lucidi. Pensavo di riuscire a cavarmela da solo, poi una dottoressa, conosciuta tramite Facebook, si è interessata al mio caso e ha segnalato la mia situazione. Alla fine mi hanno chiamato dall’ospedale”.
È stato sopposto al tampone per il covid 19 e a una tac, da cui sono risultate la positività al virus e una polmonite interstiziale.
Quando mi hanno attaccato all’ossigeno, mi è sembrato di rinascere - spiega Luigi - Forse mi trasferiranno in un reparto dedicato proprio al coronavirus, ora sono ricoverato in urologia, ma non posso uscire dalla camera. Qui hanno fatto dei percorsi specifici in tutto l’ospedale, in modo che ogni spostamento sia isolato e innocuo il più possibile per gli altri. Il covid ha un percorso tutto suo”.
Dopo aver raccontato come è arrivato a ritrovarsi, da un giorno all’altro, nella morsa di questo male, Luigi Rizzo ha solo pensieri per chi sta lavorando tanto per lui e per tutte le persone che sono nel bisogno.
Questi ragazzi sono straordinari - afferma - devono entrare in stanza con tre strati addosso e un carico di stress incredibile. Ti sentono tossire e hanno di certo paura, ma non te lo danno a vedere e mai una volta hanno perso la gentilezza che li contraddistingue. Io ho già conosciuto il coronavirus da veterinario, quando mi occupavo dei cavalli in America. Impazzivano, facevano di tutto. Vi dico allora che non stiamo a niente, non abbiamo ancora visto nulla”.
Da quello che si percepisce il covid 19 sembra “non avere memoria”. Lo dimostra una signora che proprio lì all’ospedale di Ferrara è stata ricoverata nuovamente dopo averlo già preso.
Considerate che la mia è una forma lieve eppure mi sta costringendo a letto da quindici giorni - conclude Luigi Rizzo - la nonnina che lo ha attaccato a me è già deceduta, purtroppo, e così altri tre anziani che hanno contratto il virus dallo stesso ambiente. Ma non pensate che quando passa davanti a un giovane il coronavirus gli offra un caffè. Lo colpisce e non si può mai sapere cosa gli riserva. Cambia continuamente, è un male pericoloso”.
E l’ultimo monito è rivolto a tutti coloro che stanno prendendo sottogamba il divieto di uscire.
State a casa, la situazione è drammatica - afferma con forza - una mia amica fotografa di Bergamo ha seppellito tre persone care in una settimana. Non siate incoscienti. Lo dovete a tutti”.

Sabato, 21 Marzo, 2020 - 00:08

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