Ci siamo imbruttiti, luna. E siamo più soli
Quel giorno tutto ci sembrò possibile. È bastato un passo e il cielo ci è parso in un attimo più vicino e più nostro. Ma tu, luna, ci ricordi senza esitazioni che noi siamo uomini e siamo donne, siamo difetto e paura, siamo arroganza e incompetenza. Lo fai strappandoci dalla terra quei pensieri a volte troppo profondi e troppo intensi che hanno volto di scrittore, testa di filosofo, occhi che nell’oscurità vedono addirittura meglio di quelli che, avvolti dalla luce, si stringono nella cecità della grettezza. Hanno nomi comuni, Andrea, Luciano, e storie che ci raccontano emozioni, in modi che di comune hanno ben poco.
Ai tuoi crateri polverosi e affascinanti fai corrispondere qui voragini di silenzio e di dolore quando ti porti nel paradiso della tua galassia l’innocenza di chi giocava sull’uscio di casa e ha spezzato l’un, due, tre stella tra le lamiere della ferocia e dell'assurdo. O quando ti fai casa della fragilità di chi ha scelto la fine come liberazione perché non ha mai trovato un vero senso al proprio inizio.
In cinquant'anni ci siamo imbruttiti, luna. Credevamo di essere così degni del tuo mondo magico, da trascurare in toto quello nostro, banalizzato e messo all'angolo da un selfie perenne che non contempla umanità e natura se non al margine della nostra vita frenetica e superficiale. Eppure la sua bellezza è cosa nota a chi ne sa apprezzare i dettagli.
Ma i particolari non fanno per noi. Ce ne impossessiamo citando a memoria, non nostra, frasi di poeti sconosciuti, per nostra ignoranza, non di certo per un loro poco dire. Il loro tormento ti ha dedicato versi di strazio e altezza e amore purissimo e muto calore e sogni stimolati e stimolanti e baci freddi di mare notturno. La loro lingua li ha fatti angeli già qui, dalle ali così bianche che non hai saputo resistere.
Avresti potuto lasciarli ancora un po' da queste parti. Da imparare abbiamo ancora tanto e gli insegnanti, quelli bravi, quelli che ti lasciano un segno indelebile nel petto, si stanno perdendo.
Allora auguri per le nozze d'oro tra noi e quel passo pesante e orgoglioso sulla tua curva argentea. Ma ora salvaci dalla solitudine in cui ci stiamo rinchiudendo, credendo, noi conquistatori del niente, di averti stretta tra le mani, immensa perla dell'universo, senza accorgerci che intanto abbiamo perso gran parte di quello che avevamo. E che forse eravamo.
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