"Ci si preoccupa dell'utero in affitto e non si pensa allo sfruttamento di milioni di donne dovuto alla prostituzione"
Finale col botto al convegno «Dal mito alla provetta» che si è tenuto all’Hilton Garden Inn di Lecce venerdì e sabato. Ad affascinare una sala gremita è stata la lezione magistrale del prof. Carlo Flamigni, pioniere in Italia della procreazione assistita. Il ginecologo accademico ha spaziato dalla mitologia dei Sumeri ai misteri dei ceppi indoeuropei del sanscrito, incrociando miti, credenze e aberranti fantasie della procreazione nella storia. Per arrivare a fare il punto sulla fecondazione affidata al “dono del grembo” o all’utero in affitto, due condizioni – ha sottolineato – del tutto differenti.
L’incontro è stato organizzato dal responsabile del Centro di procreazione medicalmente assistita della Asl, Antonio Luperto, che ha illustrato il progetto della Criobanca in via di realizzazione nella struttura di Nardò, per congelare il patrimonio riproduttivo biologico delle ragazze che incappano in qualche tumore. «La chemio e la radioterapia – ha detto Luperto – distruggono i tessuti riproduttivi che noi invece preleviamo per tempo e conserviamo per anni, fino a guarigione avvenuta».
Tornando al prof Flamigni, presidente onorario tra l’altro, dell’Unione degli Atei e Agnostici razionalisti, Salute Salento lo ha intervistato.
Professore, pensa che non ci debbano essere confini alle tecnologie utilizzate dalla scienza?
«No, i confini ci sono sempre, bisogna capire chi li deve porre. Non li pone la Chiesa, questo è il problema. Li pone la morale di senso comune. La scienza, in fondo, è l’espressione della volontà dei cittadini di migliorare la condizione di vita propria e dei figli più sfortunati. Siamo noi, i cittadini, a dire dove la scienza si deve fermare. La regola morale non la fa più la dottrina, la fa la morale di senso comune. Quindi la scienza ha dei limiti molto precisi che sono quelli regolati dal nostro senso comune».
La presenza del Vaticano a Roma condiziona in qualche modo l’orientamento di noi italiani? In altre parole noi siamo dei bigotti?
«Sicuramente lo ha fatto. Adesso forse un pochino di meno. C’è però un problema di conflitto di paradigmi. Io capisco i cattolici, ma non è più soltanto una tecnica; cambia il modo di interpretare. In questo momento negli Usa si stanno utilizzando ovociti di feto per uno studio sulla produzione di embrioni. E si pensa che presto da questi ovociti nascerà un “figlio”. Dobbiamo riflettere… nascerà un bambino la cui madre non è mai vissuta e la cui nonna non voleva figli».
E’giusto che il via libera all’utero in affitto non tenga conto dei danni che possono derivare nella legislazione, nell’anagrafe, nel diritto di successione e mille altri risvolti?
«Intanto distinguerei tra utero in affitto e dono del grembo. Il dono del grembo è un atto volontario e non capisco come lo si possa impedire. L’utero in affitto rappresenta dei rischi che vanno considerati, regolati e impediti. Che sono però gli stessi rischi che esistono già. Le donne vengono sfruttate da secoli. Non capisco perché preoccuparsi di questo che riguarda cento donne e non della prostituzione che riguarda milioni di donne».
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